Dopo aver perso il suo centro gravitazionale, questo corpo celeste si muove nell’Universo portando con sé informazioni preziose sulla natura di altri sistemi stellari.
E’ un corpo celeste errante quello avvistato il 1 luglio 2025 in Cile da ATLAS il programma astronomico di ricerca di asteroidi costituito con lo scopo di scoprire in anticipo gli asteroidi che potrebbero entrare in collisione con la Terra. Così in una notte estiva cilena gli astronomi hanno scoperto che nel nostro Sistema Solare è entrato un nuovo oggetto che, per traiettoria e comportamento, non appartiene al nostro Sistema Solare. È una cometa che presenta alcune anomalie rispetto a quelle conosciute fino ad ora. Le danno il nome di 3I/ATLAS, perché è il terzo corpo interstellare che ha raggiunto il nostro Sistema Solare.
Chi è precisamente 3I/ATLAS? Da dove viene? Dove sta andando? Perché è speciale? E perché è importante studiarla lo ha spiegato alla redazione di Telepress Alessandro Marchini, direttore dell’Osservatorio Astronomico dell’Università di Siena. L’Osservatorio studia principalmente asteroidi, stelle variabili, pianeti extrasolari e nuclei galattici attivi (blazar), con contributi significativi nella scoperta di nuovi oggetti, con oltre 200 pubblicazioni scientifiche su riviste internazionali, oltre alle attività didattiche e di divulgazione. Dopo aver osservato la cometa il direttore Alessandro Marchini (a cui è stato anche dedicato l’asteroide 55196 Marchini) ci ha aiutato a capire meglio l’importanza di questi corpi celesti che portano con loro tanto universo ancora da scoprire.
Che cos’è esattamente 3I/ATLAS e perché sappiamo che non proviene dal nostro Sistema Solare?
3I/ATLAS è il terzo oggetto interstellare mai osservato in transito nel Sistema Solare. La sigla “3I” indica proprio questo: “I” sta per interstellar, terzo oggetto identificato di questo tipo. Sappiamo che non proviene dal Sistema Solare perché la sua orbita è fortemente iperbolica, con un’eccentricità superiore a 6. Gli oggetti legati gravitazionalmente al Sole seguono orbite ellittiche, con eccentricità inferiore a 1; un’orbita iperbolica indica invece un corpo che attraversa il Sistema Solare una sola volta e poi lo abbandona definitivamente.
Quindi non tornerà mai più?
No. Non tornerà. Adesso è nella sfera di influenza del sole. Viaggia velocissima a circa 60 km al secondo, quindi oltre 200.000 km/h. Dopo il passaggio ravvicinato al Sole dello scorso 29 ottobre, 3I/ATLAS raggiungerà il 19 dicembre la minima distanza dalla Terra di ben 270 milioni di km per poi continuare la sua traiettoria. Impiegherà circa cinque anni per uscire completamente dalla sfera di influenza gravitazionale del Sole. È un visitatore di passaggio.
Da dove viene, allora?
Basandosi sulla sua velocità attuale e ricostruendo a ritroso la sua traiettoria, emerge che proviene da una regione densa della Via Lattea, popolata da stelle molto antiche, formatesi circa 7–8 miliardi di anni fa. Questo significa che 3I/ATLAS è più vecchia del Sole, che ha circa 5 miliardi di anni. Si è formata attorno a un’altra stella e, in seguito a interazioni gravitazionali nel suo sistema stellare d’origine, è stata espulsa diventando un oggetto vagante interstellare. E’ un oggetto che ha perso il suo “centro di gravità permanente”, per dirla con Battiato.
Perché viene definita una cometa, se non è “nostra”?
Perché si comporta come una cometa. Avvicinandosi al Sole, il ghiaccio del nucleo sublima – cioè passa direttamente dallo stato solido a quello gassoso – formando una chioma e una coda. Il vento solare “pettina” la coda, che infatti è sempre orientata in direzione opposta al Sole. La classificazione si basa sul comportamento fisico osservato, non sulla provenienza che viene comunque considerata nella sua designazione di “cometa interstellare”.
Alcuni parlano di anomalie. Le fakenews diffuse sulla sua natura aliena fanno riferimento a queste anomalie. Di cosa si tratta realmente?
Ci sono due tipi di anomalie, entrambe perfettamente spiegabili. La prima riguarda la sua velocità: come tutte le comete, anche 3I/ATLAS mostra piccole accelerazioni o decelerazioni non gravitazionali. Sono dovute ai getti di gas prodotti dalla sublimazione del ghiaccio, che agiscono come minuscoli razzi. È fisica elementare, non una violazione delle leggi di Newton. La seconda anomalia riguarda la composizione chimica: la cometa mostra un’abbondanza insolitamente elevata di nichel e una carenza di ferro, oltre a una forte presenza di acqua e anidride carbonica. È diversa dalle comete del Sistema Solare, ma è esattamente ciò che ci aspettiamo da un oggetto formatosi in un ambiente stellare diverso dal nostro.
Perché è così importante studiarla?
Questa cometa si è formata in un luogo lontanissimo della nostra galassia, insieme alla sua stella madre che non sappiamo quale possa essere. Potrebbe essere una stella completamente diversa dal sole, più piccola, più grande, con sostanze diverse, con un’evoluzione diversa. La 3I/ATLAS ha intrappolato nel suo nucleo ghiacciato il materiale avanzato dalla formazione della sua stella e di tutti gli altri corpi di quel sistema stellare, e adesso ha portato dalle nostre parti quel materiale, offrendoci la possibilità di analizzarlo dopo un viaggio di forse 7/8 miliardi di anni. Questa è per noi un’incredibile opportunità di capire come si è evoluto un altro sistema stellare, che non può chiamarsi “solare” dal momento che si è formato intorno a una stella diversa dal Sole. Le comete sono importantissime perché conservano i “mattoni primordiali” della formazione dei loro sistemi planetari. Studiando 3I/ATLAS possiamo capire come si sono evoluti sistemi planetari diversi dal nostro e confrontarli con il Sistema Solare. È la prima volta che possiamo analizzare direttamente materiale formatosi altrove nella nostra galassia.
Come fate a studiarne la composizione senza avvicinarvi fisicamente?
Utilizziamo la spettroscopia. Analizziamo la luce solare riflessa dalla cometa, scomponendola in uno spettro. Sottraendo lo spettro del Sole, otteniamo le firme spettrali dei gas e delle polveri presenti nella chioma. Ogni elemento chimico ha righe spettrali caratteristiche: è una tecnica estremamente affidabile e ampiamente utilizzata in astronomia.
Quanto si è avvicinata alla Terra? C’è stato o c’è un rischio?
No. Il massimo avvicinamento alla Terra è di circa 269 milioni di chilometri, oltre 700 volte la distanza Terra–Luna. È una distanza enorme. Non c’è mai stato alcun rischio di impatto, né ora né ci sarà in futuro.
Perché allora si parla tanto della data del 19 dicembre?
Perché è la data del massimo avvicinamento alla Terra, non perché sarà più luminosa. Anzi, sarà meno luminosa, perché si sta allontanando dal Sole. L’attenzione su quella data è stata alimentata da affermazioni infondate e sensazionalistiche che non hanno alcun riscontro scientifico.
L’Osservatorio di Siena l’ha osservata direttamente?
Sì, ma solo a scopo osservativo, non come progetto di ricerca dedicato. Il nostro telescopio è relativamente piccolo e opera vicino alle luci della città. Tuttavia, siamo in grado di verificare l’orbita e seguire il movimento dell’oggetto. Il monitoraggio scientifico sistematico è affidato a una rete internazionale di telescopi più grandi, sotto cieli migliori, che stanno eseguendo misure astrometriche per affinare ulteriormente i parametri orbitali.
In sintesi, perché 3I/ATLAS è davvero speciale?
Perché ci permette, per la prima volta, di osservare direttamente un oggetto che si è formato miliardi di anni fa attorno a un’altra stella e che oggi attraversa il nostro Sistema Solare.
Non è un’astronave aliena, non viola alcuna legge fisica. È molto meglio: è una finestra reale, concreta e scientificamente verificabile su un’altra porzione della nostra galassia.
Fonte immagine e video: Alessandro Marchini / Osservatorio Astronomico Università di Siena

