Stop ai romanzi e, in generale, alla scrittura creativa. La decisione di Philip Roth di abbandonare la scena letteraria mondiale fa discutere. Lo scrittore statunitense ha annunciato il suo ritiro dalle scene, confermato anche dal suo editore, Houghton Mifflin. “A dir la verità – aveva dichiarato Roth al magazine Les Inrockuptibles poche settimane fa -, ho chiuso. Nemesi sarà il mio ultimo libro” . In pochi gli avevano dato credito, ma l’intervento di Mifflin sembra fugare ogni dubbio: la carriera dell’autore di Pastorale americana e altri capisaldi della letteratura americana contemporanea, si ritira a 79 anni e si dedica a passatempi meno impegnativi, come la lettura. “Alla fine della sua vita, il pugile Joe Louis disse: ‘Ho fatto del mio meglio con i mezzi a disposizione’. E’ esattamente quello che direi del mio lavoro – ha dichiarato Roth -. Ho dedicato la vita ai romanzi: li ho insegnati, scritti e letti, a esclusione di quasi qualunque altra cosa. Ora basta”. Fine dei giochi, dunque, dopo venticinque romanzi, una popolarità globale, il Premio Pulizer e un Nobel agognato ma mai arrivato.
Addio alle armi (letterarie) per Philip Roth

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