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Adolescenti Usa schiavi degli sms

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Crampi alle articolazioni, disturbi muscolari e problemi ai tendini. Sono questi i rischi che comporta un eccessivo sfruttamento degli sms. Ad arrivare alla conclusione i medici statunitensi, alle prese con adolescenti colti da un delirio di comunicazione rapida. Nel 2008 la media di sms inviati era di 80 al giorno, contro i 40 del 2007, e alcuni studenti sono arrivati a inviarne 800 in 24 ore. Parte della colpa è delle offerte che permettono di inviare un numero illimitato di messaggi pagando una cifra fissa mensile. I giovani più legati alla piccola tastiera hanno difficoltà a concentrarsi a scuola e si svegliano di continuo durante la notte non appena il loro telefonino comincia a vibrare. Sherry Turkle, uno psicologo che lavora al Massachusetts Institute of Technology di Boston, si è detto preoccupato delle conseguenze che questa mania potrebbe avere sulla loro crescita. “ L’adolescenza è il tempo durante il quale ci si comincia a separare dai genitori e si cerca di capire che tipo di persona diventare da adulti. Ma se la tecnologia ti permette di restare in contatto di continuo, è difficile riuscirci. Come ci si può rendere indipendenti quando si mandano 15 sms al giorno alla mamma per chiedere quali scarpe abbinare alla camicia? ”. Inoltre, notano gli esperti, i ragazzi hanno difficoltà a completare un lavoro senza interrompersi. Se vengono raggiunti da un sms ogni cinque minuti è impossibile che riescano a portare a termine una sola riflessione. La tentazione di rispondere immediatamente è troppo forte. Medici e insegnanti ammettono che per ora i genitori non hanno mostrato segni di allarme. Non dovendo più pagare per ogni sms inviato, le madri non si preoccupano nel vedere i loro figli costantemente chini sullo schermo luminoso del telefonino. E se decidono di vietare un uso eccessivo del cellulare, vanno incontro alle loro recriminazioni. Spesso infatti i genitori sono dipendenti dai loro Blackberry non meno dei loro ragazzi. “Gli adolescenti non accettano di essere puniti per un comportamento simile a quello dei loro padri” , conclude Turkle.  

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