Site icon Telepress

Agrifood-tech 2022, investiti in Italia 156 milioni

Agrifood-tech

Agrifood-tech

Dalle start up che si occupano di menù digitali a quelle che curano l’approvvigionamento, secondo TheFoodCons nel 2022 almeno 54 operazioni hanno voluto mantenere il Paese al passo con il panorama internazionale.

Valgono oltre 156 milioni di euro gli investimenti compiuti nell’innovazione del comparto agroalimentare italiano nel corso del 2022. Lo racconta il report “Investimenti nell’agrifood-tech in Italia 2022” pubblicato da The Food Cons, società di consulenza che segue le dinamiche di comunicazione e investimento tecnologico in ambito agroalimentare in Italia. Un totale di 54 operazioni di investimento ha raccolto 156,151 milioni di euro, con il digital food che ha totalizzato 64,99 milioni (41,6%), l’agritech che ne ha raccolti 60,79 (38,9%) e il restaurant tech abbastanza distanziato con 18,35 milioni (11,8%). Qualcosa sembra muoversi anche nel comparto dei cosiddetti “cibi innovativi”, dove sono stati investiti 4,195 milioni (2,7%). A dare un significato ai dati per telepress.news è Antonio Iannone, che monitora costantemente gli investimenti fatti sulle start up di settore e, più in generale, su tutta la filiera dell’agroalimentare italiano.

Gli investimenti italiani seguono i trend globali, cioè i nuovi modelli di consumo e le tecnologie in campo agricolo, ma l’Italia è ancora indietro in questo ambito e mostra una scarsa propensione al rischio. Spiega Iannone: “Il fatto che la quantità di investimenti attratti dalle startup italiane sia pari allo 0,3% del capitale totale investito in startup agrifood-tech segnala un drammatico ritardo nella capacità del Paese di tenere il passo con l’innovazione, ma indica anche enormi margini di crescita”.

E dunque, in che cosa si è investito? Nel digital food, ad esempio, hanno chiuso round interessanti Everli, Cortilia, Babaco e Cosaporto, che seguono e plasmano quelli che sono i nuovi modelli di consumo. Nell’agritech troviamo tutte le tecnologie e i nuovi modelli a disposizione del settore primario: dall’agricoltura di precisione (con startup quali xFarm, 3Bee e Elaisian) al vertical farming, passando per l’allevamento di insetti. Nel restaurant-tech (terziario avanzato) si punta ad esempio sulle tecnologie che rendono più fluido ed efficace l’approvigionamento, ma anche sulla possibilità di ordinare e pagare dal tavolo, così come le cosiddette “dark kitchen”, cucine indipendenti, che non sono di uno specifico ristorante, bensì preparano piatti esclusivamente per il delivery. Nei cibi più innovativi (industriale), un peso importante negli investimenti lo raccoglie tutto il mondo delle proteine alternative, a cui appartiene la carne vegetale, poco sviluppato in Italia, ma non solo: nuove barrette, nuove bevande e così via, magari con in focus su salutare o nutraceutico.

Ecco le startup e i relativi investimenti classificati in sei categorie (tra parentesi totale investito e incidenza sul totale):
Digital Food (64,99m – 41,6%)
Agritech (60,79m – 38,9%)
Restaurant-Tech (18,35m – 11,8%)
Innovative Food (4,195m – 2,7%)
Food retail (5,06m – 3,2%)
Miscellaneous (2,77 – 1,8%).

Un’ulteriore categorizzazione è in funzione dell’entità delle operazioni (tra parentesi totale investito e incidenza sul totale):
Series C (42m – 26,9%)
Series B (29,8m – 19,1%)
Series A (58,08m – 37,2%)
Seed (10,9m – 7,0%)
Pre-Seed (3,155m – 2,0%)
Crowdfunding (12,2m – 7,8%).

Previsioni per il 2023? “Considerando che le startup più grandi e interessanti hanno già chiuso round nel 2022”, spiega Iannone, “secondo me sarà difficile anche solo sfiorare i 150 milioni. Nel 2023 dovremmo raggiungere i 120 milioni e poi sfiorare i 200 nel 2024”.

di Daniela Faggion

Exit mobile version