Uno studio dei professori della Chicago Graduate School of Business, Matthew Gentzkow e Jesse M. Shapiro, ha analizzato il “media slant”, ovvero “il punto di vista dei media” nell’affrontare le elezioni primarie statunitensi. L’analisi ha mostrato come si può imparare molto sui media osservando l’intereazione di due mercati correlati: da una parte, i politici a caccia di voti, dall’altra, i media che tentano di attrarre i lettori. I membri del Congresso tendono ad utilizzare frasi diverse per esprimere la stessa cosa, a seconda della loro affiliazione politica, ha sottolineato lo studio. Mentre i Democratici fanno spesso riferimento, ad esempio, ad un “imposta di successione” che tendono a sostenere, i Repubblicani preferiscono chiamarla “imposta sui decessi” e vi si oppongono. Scremando i discorsi al Congresso e confrontandoli con le frasi preferite dai media, Gentzkow e Shapiro hanno redatto un indice obiettivo di parte, che riflette la stretta somiglianza tra i modelli di linguaggio dei singoli quotidiani e quelli utilizzati dai Democratici o dai Repubblicani. I due autori hanno quindi osservato varie caratteristiche dell’industria dei media, nell’intento di comprendere cosa induca la variazione del “punto di vista” fazioso da una pubblicazione all’altra. Ne emerge che i giornali tendono a dare ai loro servizi un taglio che rispecchi l’ideologia dei lettori dei loro mercati locali. Questa lotta per assecondare i gusti dei lettori-consumatori è molto più importante di altri fattori, quali ad esempio le tendenze politiche dei proprietari stessi dei media. In breve, i media americani in cerca di profitto, sembrano piuttosto dediti a soddisfare le convinzioni dei loro lettori locali, esattamente come i politici in cerca di voti cercano di assecondare quelle dei loro elettori.
Anche i media votano alle primarie

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