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Associazione vittime mafia: stop contributi e rivedere criteri assegnazione dei beni

La riforma della normativa dei beni confiscati è stata chiesta dell’Associazione per onorare la memoria dei caduti nella lotta contro la mafia. In particolare l’associazione chiede che la vendita di questi beni confiscati privilegi le società con fine mutualistico. Tra le richieste anche norme che favoriscono le iniziative etiche promosse dal ‘terzo settore’ antimafia concedendo l’utilizzo di spazi e strutture pubbliche in forma gratuita.

L’associazione richiama “svariate macroscopiche manchevolezze ed illegalità perpetrate nel sacro nome dell’antimafia, sia in ambito giudiziario sia in quello riconducibile alla cosiddetta società civile” per poi criticare “il comparto dell’antimafia che gestisce una moltitudine di interessi economici in particolare talune associazioni molto note sono privilegiate nella destinazione delle risorse pubbliche che vengono generosamente loro elargite”.

Il Presidente Carmine Mancuso richiama poi a “una valutazione critica le procedure discrezionali di assegnazione dei beni confiscati sottratti alla criminalità organizzata, al pari dell’Agenzia Nazionale dei beni confiscati” per poi suggerire al legislatore “di rivedere l’impianto normativo, privilegiando la vendita del patrimonio illecito con procedure trasparenti agevolando preferenzialmente le società con fine mutualistico in forma aperta o, in alternativa, la vendita del patrimonio a singoli privati con modalità pubbliche”.

Sul Pnrr il Presidente esprime preoccupazione per “la volontà politica di inserire nel Piano attività per la riqualificazione e valorizzazione di oltre 200 immobili confiscati, la costituzione di presidi di legalità a sostegno di un’economia più trasparente (risultati raggiunti di modesta entità reale). Rammentiamo che ogni bene immobile o mobile acquisito in forza di provvedimento ablatorio non è più soggetto a tassazione patrimoniale, determinando indirettamente una ricaduta negativa sulla fiscalità generale”.

L’Associazione conclude con la richiesta alle istituzioni politiche “di porre fine al sistema di elargizione pubblica, favorendo le iniziative etiche portate avanti dal terzo settore antimafia consentendo l’accesso e l’utilizzo temporaneo in forma gratuita di strutture pubbliche funzionali a manifestazioni e/o attività di aggregazione. Al contempo nell’ottica di tutelare, preservare ed efficientare il patrimonio illecitamente realizzato nell’ambito dell’attività criminale, Si auspica una riforma della normativa che regola la gestione dei beni confiscati privilegiando in via ordinaria la vendita del patrimonio mobiliare ed immobiliare acquisito in forza di provvedimento definitivo di confisca”.

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