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Attacco alla stampa anche nel 2006

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Il Committee to Protect Journalists ha pubblicato una nuova edizione di ‘ Attacks on the Press ‘, il rapporto annuale sulla libertà di stampa nel mondo. Le notizie sono poco confortanti. Dall’Iraq alla Russia, passando per la Cina o l’America latina, la morsa nei confronti di una stampa libera si stringe sempre più L’Iraq è ancora una volta il posto più pericoloso con 32 giornalisti uccisi mentre facevano il loro lavoro. Il Cpj nota come ci sia una “indifferenza calcolata” e che nell’85% delle uccisioni di giornalisti degli ultimi quindici anni nessuno abbia mai pagato. Questa violenza mai risolta porta a una “autocensura massiccia”. Anche i giornalisti del web pagano cara la propria indipendenza.  Uno su tre tra i giornalisti arrestati in tutto il mondo è un blogger o lavora in qualche modo su internet. Anderson Cooper nella prefazione del rapporto sottolinea come quando un giornalista viene ucciso “sempre più spesso ci sia il silenzio”. Cooper ricorda il caso di Anna Politkovskaya e del silenzio da parte del Cremlino, nonostante il caso abbia fatto il giro del mondo. Inoltre, la maggior parte delle volte gli attacchi ai giornalisti restano casi insoluti. “Le autorità o si rifiutano di indagare o si rifiutano di ammettere un possibile legame con il lavoro del reporter” afferma Cooper. Nel paragrafo dedicato all’ Italia il Cpj ricorda la vicenzda di Mario Spezi, coinvolto nel caso del mostro di Firenze. Al momento dell’arresto di Spezi non era stato prodotto un mandato e il giornalista non veniva informato su dove lo stessero portando.

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