Martedì 18 novembre, un uomo si è presentato nell’atrio della sede del quotidiano francese Libération, ha ferito un fotografo che si trovava lì per caso, e poi è scomparso. Poco dopo, alla Defense, lo stesso uomo ha aperto il fuoco contro una banca d’investimenti. “Attentati a Liberation e la Defense, Parigi sotto tiro” , titolava il Daily Mail , imitato da Le Figaro che parlava di “Parigi sotto attacco” . Immediatamente è cominciata la caccia all’uomo: “Telecamere a circuito chiuso, testimonianze, dna” , queste secondo Le Point erano le strategie a disposizione degli investigatori. Per trentacinque ore si è temuto di perdere le tracce dell’attentatore, fino a quando Reuters , nella serata di mercoledì 20 novembre ha annunciato “l’arresto di una persona, sospettata degli attacchi di Parigi” . Il suo nome è Abdelhakim Dekhar, ha 46 anni, ed è stato smascherato dal test del dna. “La polizia interroga Dekhar” , spiega Les Echos , secondo cui il protagonista della vicenda sarebbe “in stato confusionale” e, come riporta Libération , ha “evocato un complotto fascista” nelle lettere scritte prima delle sue azioni. The Times evoca “l’ombra anarchica sugli attentati di Parigi” , ma al momento non c’è nulla di certo sulle sue azioni criminali. Dekhar era già stato implicato in altri atti violenti nel 1994: così, per il Daily Beast , è “l’ultimo natural born killer parigino” .
Attentato a Libération, Parigi sotto tiro (Daily Mail)

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