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Auto e moda tengono alta l’Italia nelle classifiche del Brand Finance Luxury & Premium 50

Ferrari rimane il marchio più forte nel settore luxury e premium dell’edizione 2023 del Brand Finance Luxury & Premium 50, il rapporto annuale sui marchi di lusso e premium più preziosi e forti realizzato da Brand Finance su oltre 5000 marchi globali dal 2008.

Il marchio automobilistico italiano ha aumentato del 3% il proprio valore complessivo (arrivando a 7,2 miliardi di dollari) e mantiene la pole position nel Brand Strength Index (BSI), che classifica la forza relativa dei marchi attraverso una scorecard bilanciata di metriche che valutano gli investimenti di marketing, l’equità degli stakeholder e le prestazioni aziendali, con il punteggio di 91/100 e il conseguente massimo rating di AAA+.

Per il marchio italiano di auto sportive di lusso la crescita è dovuta principalmente a due fattori: l’e-building, la sede dei suoi componenti elettrici strategici sviluppati internamente, e un più alto grado di flessibilità produttiva per i modelli ibridi e full electric.

Per la classifica che misura la rapidità della crescita, Lamborghini conquista la vetta con +123% nel 2023, con un valore del marchio arrivato a 4,1 miliardi di dollari, e si piazza al secondo posto in termini di brand strength, alle spalle di Ferrari, passando da una forza del marchio di 84/100 a 88/100.

La ricerca di Brand Finance tra individui ad alto reddito in 16 paesi conferma la crescita e lo sviluppo del marchio dal punto di vista della brand equity, soprattutto in Asia Pacifico e Nord America dove il marchio ha aumentato significativamente la sua familiarità. Oltre a rafforzare il marchio a livello globale, l’azienda continua a dimostrare come l’equità si traduca in eccellenti performance finanziarie. Le vendite di Lamborghini superano ora per la prima volta i 2 miliardi di euro, il miglior risultato finanziario della sua storia.

Nella classifica per valore di brand la prima azienda italiana è al 4° posto e si tratta di Gucci, che quest’anno registra la perdita dell’1% di valore scendendo così a $17,8 miliardi.

 

di Davide A. Porro

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