di Giorgio Bellocci Dopo L’assalto (con Diego Abatantuono) e Il giudice meschino (con Luca Zingaretti), Rai 1 ha proseguito con le fiction di impegno civile trasmettendo il 25 e il 26 marzo la mini-serie Le due leggi . Il racconto è liberamente ispirato ai tanti fatti di cronaca con protagonisti persone disperate per i debiti accumulati: qui l’incipit vede un imprenditore togliersi la vita, impossibilitato a mandare avanti la sua azienda in crisi. Un gesto portato a termine proprio all’interno dell’istituto bancario al quale l’uomo si era inutilmente rivolto per ottenere il credito necessario a far fronte alle difficoltà. Sconvolta da quanto accaduto e in preda a sensi di colpa, l’idealista Adriana Zanardi, direttrice della banca, intraprende un duro percorso personale che la porta a individuare con l’aiuto di un avvocato una fitta rete di corruzione esistente nella sua banca. Una lobby malavitosa che abusando dell’ingenuità di molti clienti trafficava per arricchirsi gettando nella disperazione i più deboli. Il ruolo della Zanardi è stato interpretato da un’ottima Elena Sofia Ricci. E la scelta della attrice probabilmente non è stata casuale, seguendo le dichiarazioni della Ricci all’Ansa: “25 anni fa un funzionario di banca mi ha raggirato e mi sono ritrovata con un rosso sul mio conto di circa 20 milioni di lire “. Come già accaduto per altre fiction potenzialmente impegnate (tra gli esempi più recenti quella dedicata al commissario Calabresi), anche in questo caso le lodevoli intenzioni rischiano di essere oscurate da un subplot che indugia troppo sul privato della protagonista: per il coraggio che la porterà anche a vivere un periodo di detenzione, la Zanardi vede il proprio matrimonio andare in crisi. Il marito, in modo assai stereotipato, si rivela essere pure fedifrago. Ci sarebbe poi la lacrimuccia che scappa alla fine quando, grazie all’intervento dell’avvocato che segue l’ex direttrice, una donna vittima del corrotto sistema bancario può uscire dal carcere (dove aveva socializzato con la Zanardi) e riabbracciare la figlioletta di cui aveva perso la custodia! Ma se solo queste fiction potessero realmente contribuire a denunciare le brutture italiane, senza per altro dare loro esagerate responsabilità, non sussisterebbero problemi ad accettare sceneggiature anche un po’ raffazzonate.
Banche fittizie, suicidi reali

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