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Berlusconi: vogliono eliminare me e Mediaset

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Assopito per qualche giorno, poi Silvio Berlusconi ha dato fiato alle trombe. Le sue trombe, che sono forti e potenti come le sue proprietà e la sua influenza sui media. La legge sul conflitto di interessi diventa così una legge “ammazzamediaset”, e l’attuazione del programma del centrosinistra su questo tema “una scusa per eliminarmi”. La legge prevede o l’incompatibilità se ricorrono alcune condizioni, che vediamo più avanti, o adotta il sistema americano del blind trust: cioè se un  membro del governo possiede un’azienda che vale più di 15  milioni di euro o lavora su concessione  dello Stato, deve affidare tutte le sue attività a un comitato che le gestirà in sua vece, in totale autonomia. Accade anche in molti altri paesi del mondo, ma Berlusconi non accetta in via preventiva la possibilità di cedere la gestione dei suoi beni: “Nessuno mi può chiedere di affidare il mio patrimonio a uno sconosciuto”, sbotta durante la sua visita elettorale a Palermo. “Questo patrimonio è frutto di una vita di lavoro: ho cinque figli e nessuno può chiedermi un sacrificio folle di questo tipo”, dice l’ex premier. Viene spontaneo chiedersi: e se uno di figli non ne ha? Non entrare in politica, come cerchiamo di fare solitamente, per raccontare quello che sta accadendo è difficile. La legge sul conflitto di interessi è una norma essenziale presente in tutti i paesi capitalisti. In Italia la questione prima fu sottovalutata, poi affrontata con la ormai celebre “bicamerale”, cioè una commissione riunita di Camera e Senato, che servì più a spartirsi favori su reciproci ricatti che ad altro: infatti non produsse nulla, se non veleni bipartizan. Eppure Silvio Berlusconi non ha tutti i torti, dal suo punto di vista . Per come si è lasciato sviluppare il duopolio della Tv italiana qualsiasi tipo di regolamentazione porterebbe a una drastica riduzione delle risorse e a una possibile crisi di Mediaset. Ma quali sono le alternative? Si può davvero pensare che le cose rimangano come sono? E’ evidente che un paese liberista e democratico, come pare molti vogliano l’Italia, non può consentire una egemonia di due operatori in un settore strategico come quello televisivo. E’ la stessa cosa che si è detta di Telecom fino a pochi giorni fa, parlando di scorporo della rete per eliminare una posizione dominante definita inaccettabile, soprattutto se non è in mano a Tronchetti Provera. Una legge sul conflitto di interessi va fatta a prescindere dal fatto che qualcuno provi piacere a fare del male a Berlusconi e qualcun altro lo ritenga una vittima. Se poi il centrosinistra dovesse riuscire nell’intento di approvare le legge, incalza il Cavaliere,  “non ci sarebbe più una vera democrazia”. Ma Berlusconi non è per niente sicuro che la sinistra ce la farà. E non ha tutti i torti. La legge, così come si sta materializzando in commissione alla Camera, scontenta molti nel centrosinistra. L’Udeur minaccia di non votarla: Clemente Mastella, un po’ per sincera convinzione un po’ come ritorsione verso i progetti di cambiamento della legge elettorale, dice che “non si può imporre a nessuno di vendere i propri beni” e che bisogna “discutere serenamente con l’opposizione”. Va da sé che il blind trust non impone la vendita proprio di nulla, ma la sostanza in politica spesso non conta. Non è difficile immaginare che fine farebbe la legge al Senato senza l’appoggio dei senatori dell’Udeur. Ma anche i socialisti sono scettici: Enrico Boselli invita alla prudenza, perché ritiene la legge , così com’é, troppo “rischiosa”, in quanto consentirebbe a Berlusconi di presentarsi nei panni della vittima. Per ragioni opposte, Pdci e Verdi, insieme all’Italia dei Valori, sono alquanto scontenti , perché vorrebbero una legge ancora più vincolante, che preveda l’ineleggibilità. “Dobbiamo fare una legge più aspra”, auspica il segretario  del Pdci Oliviero Diliberto. Antonio Di Pietro dice che la legge non lo convince “del tutto”, specie per la nomina del blind trust. Ma Romano Prodi, al quale Fabio Mussi ha rivolto l’appello a “non farsi impressionare” e ad approvare la legge , dice che la maggioranza  andrà avanti “con tutte le decisioni che avevamo messo in programma”. Prodi replica alle pesanti accuse di Berlusconi assicurando che “tutto viene fatto  in modo sereno e nel rispetto della libertà e della democrazia”.  Gli fa eco il segretario dei Ds Piero Fassino, secondo il quale la legge “non è uno strumento per punire qualcuno”. Mentre il ministro Vannino Chiti censura “le reazioni estremistiche” del centrodestra e invita l’opposizione a presentare le sue proposte. Anche nella Margherita la volontà è quella di andare avanti, come testimoniano le parole dei ministri Gentiloni (“spero che il parlamento approvi la legge”), Fioroni(“Berlusconi è ossessionato”) e Bindi (“Berlusconi ogni volta fa la vittima”). Di fronte alliniziativa del centrosinistra, l’opposizione fa quadrato intorno all’ex premier. Il leghista Roberto Calderoli fa un paragone con la Russia di Stalin: “Un tempo si finiva in un manicomio criminale o in Siberia, mentre oggi la cosa la si risolve con la Gentiloni e con la legge sul conflitto di interessi…”. Alessandra Mussolini definisce la legge “una porcata di sinistra”, mentre il segretario dela Dc per le autonomie la giudica “una forma di ricatto verso Berlusconi”. E il parlamentare di An Maurizio Gasparri la battezza come “legge esproprio”. Lorenzo Cesa, dell’Udc, sostiene invece che Prodi usa il conflitto di interessi per “tenersi in piedi”.   Qui le altre dichiarazioni  

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