Il rapporto 2025 di Federchimica identifica un settore vivace, con l’occupazione in espansione
Negli ultimi anni il settore delle biotecnologie in Italia ha mostrato una dinamica di espansione che lo rende sempre più centrale nell’economia nazionale e nella ricerca scientifica. Secondo il rapporto Il Biotech in Italia 2025. Numeri, storie e trend, realizzato da Assobiotec-Federchimica insieme agli Osservatori Digital Innovation della School of Management del Politecnico di Milano, nel 2024 il comparto ha continuato a crescere, consolidando la sua presenza e aumentando il proprio peso economico complessivo.
L’analisi statistica più recente rileva che le imprese biotech attive nel Paese sono 5.869, con un incremento di circa il 5% rispetto all’anno precedente. Questo numero include una larghissima maggioranza di micro e piccole aziende, che rappresentano l’89% dell’intero tessuto produttivo. La distribuzione geografica di queste attività evidenzia una forte concentrazione al Nord (47%), seguita dal Sud e dalle Isole (28%) e dal Centro (25%).
Nel 2024 il fatturato aggregato delle imprese biotecnologiche italiane è stato stimato in 53,4 miliardi di euro, segnando un aumento di circa il 5% su base annua. La composizione settoriale di questi ricavi riflette la diversità delle applicazioni delle biotecnologie: il comparto agroalimentare e zootecnico, che comprende il 65% delle imprese, ha generato oltre 27 miliardi di euro; il segmento biomedico e sanitario, pur rappresentando solo il 7% delle aziende, ha contribuito con 20,8 miliardi di euro e mostra il più alto fatturato medio per impresa; le attività legate all’industria e all’ambiente hanno prodotto oltre 5 miliardi di euro.
Anche l’occupazione nel settore è in espansione: nel 2024 il numero degli addetti è stato di 102.565, circa il 4% in più rispetto all’anno precedente. Questo dato segnala non solo la crescita quantitativa del comparto, ma anche la sua capacità di assorbire forza lavoro specializzata: un elemento fondamentale per l’innovazione e la competitività a lungo termine.
Il rapporto dedica una sezione specifica alle startup e alle piccole e medie imprese innovative, che in Italia sono 559 e mostrano un aumento rispetto all’anno precedente. Sebbene rappresentino una quota ridotta del totale delle imprese biotech, queste realtà sono considerate strategiche per il progresso tecnologico e per l’introduzione di soluzioni altamente specializzate nei mercati globali.
Dal punto di vista dell’ecosistema produttivo e scientifico, l’imprenditorialità biotech italiana è fortemente intrecciata con il trasferimento tecnologico e la collaborazione tra aziende, università e istituti di ricerca. Incubatori, acceleratori d’impresa e fondi di venture capital svolgono un ruolo crescente nel sostenere l’avvio e la scalabilità delle iniziative innovative, mentre la partecipazione a reti di ricerca europee e il sostegno finanziario comunitario sono elementi chiave per mantenere la competitività internazionale del settore. Tuttavia, permangono sfide rilevanti, tra cui l’accesso ai capitali, la pressione competitiva con altri mercati e alcune incertezze normative che influenzano la pianificazione degli investimenti.
Nel complesso, la fotografia delineata dall’ultimo rapporto indica un settore biotech italiano che non solo cresce in termini di numeri, ma rafforza anche il proprio ruolo come motore di innovazione scientifica e tecnologica, con ricadute positive sull’economia e sulla capacità di affrontare sfide globali in ambiti che vanno dalla salute alla sostenibilità ambientale.

