Dopo le discussioni, anche polemiche, sulla proposta di Sarkozy per una tv pubblica francese senza pubblicità, ecco (un po’ in ritardo) la proposta speculare del ministro dei Benei Culturali Sandro Bondi: una rete Rai senza spot e interamente dedicata alla cultura. “ Sono deciso a chiedere ai nuovi vertici della Rai di svincolare una rete dal sistema di rilevazione dell’auditel e della pubblicità, come è stato deciso da Sarkozy in Francia – ha affermato Bondi in una lettera al quotidiano La Repubblica – Ritengo che una televisione pubblica che vive anche degli introiti del canone, debba fare degli sforzi per elevarsi a vero servizio pubblico. Una rete del genere non potrebbe che avere tra i suoi contenuti precipui quelli della cultura e del patrimonio culturale che contraddistingue nel mondo l’Italia ” Ora, bisogna cercare di capire quanto un progetto del genere sia concretizzabile , in un sistema televisivo come quello italiano: il calo della pubblicità, l’aumento delle spese, la storica spartizione partitocratica della Rai, sembrano essere un muro davvero difficile da scavalcare. Difficile anche che questo tipo di investimento a perdere porti all’auspicata (dal ministro) sperimentazione di linguaggio e di format. Problemi tecnici e teorici che rendono la proposta di Bondi poco più di una boutade. “ E’ superata dall’avvento del digitale terrestre ” ha commentato Giovanna Bianchi Clerici , membro del Cda di Via Mazzini. Un canale digitale per la cultura sarebbe infatti di più facile realizzazione, e avrebbe costi aziendali più contenuti. Ammesso e non concesso, tra l’altro, che la televisione (pubblica o meno) possa essere considerata un attendibile maitre à penser, o anche solo un buon veicolo culturale.
Bondi: una rete Rai per la cultura, senza spot

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