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Braccialetti rossi, quando la tv piace ai giovani

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E’ raro che una fiction possa mettere d’accordo pubblico e critica. Eppure Braccialetti ross i c’è riuscita. Nessuno sfondo mafioso, nessuna storia passionale, nessun dramma tratto da episodi di cronaca nera che negli ultimi anni in tv stanno spopolando. E’ invece una miniserie diretta da Giacomo Campiotti, andata in onda su Rai 1 : si tratta del remake italiano della serie catalana Polseres vermelles . Una storia fatta di sentimenti, speranze, solidarietà e amicizia; storie ambientate in un ospedale pediatrico e raccontate con garbo senza risultate né noiose né compassionevoli. Braccialetti rossi è riuscita a catalizzare l’attenzione di milioni di italiani e soprattutto è riuscita a far mobilitare il web, al punto da convincere il produttore Carlo degli Esposti a pensare a una nuova serie, come ha confermato al Corriere della Sera,  ammettendo che è già in fase di scrittura, che “sarà girata nello stesso agriturismo in Puglia, con lo stesso regista e con gli stessi protagonisti delle prime sei puntate”. Insomma, squadra che vince non si cambia. Quello che più stupisce, e che forse nessuno poteva aspettarsi, è che la fiction diretta da Giacomo Campiotti potesse appassionare soprattutto i più giovani . Non è un mistero, infatti, che la Rai non sia particolarmente apprezzata dal target under 24, in genere più vicino alle tv commerciali. E invece no,  Braccialetti rossi si è imposta come un fenomeno mediatico: “ Il 40% è sotto i 24 anni e, tenendo conto cha la media degli spettatori del primo canale è over 60, è evidente che esiste la possibilità di svecchiare la platea delle reti generaliste, basta realizzare prodotti mirati” . La Rai, dunque, può esultare due volte: non solo per gli ottimi ascolti, ma anche per essere riuscita, e accade raramente, ad acchiappare un pubblico così pregiato. Senza dimenticare, poi, che la fiction andava in onda di domenica, e non un in un giorno della settimana, quando buona parte dei ragazzi trascorre le ultime ore di relax fuori di casa, in vista del lunedì. Cosa attira così tanto i più giovani? Forse i valori evidenti e indiscutibili come solidarietà, amicizia e amore, che vanno notoriamente fortissimo nell’età in cui nascono le domande e si afferrano le risposte. Sono gli stessi gruppi di ragazze e ragazzi che stavano al nerbo delle platee del Grande Fratello, con quella casa che come l’ospedale costringe alla socializzazione. E consente di mischiare debolezze e timidezze trasformandole in forza. Ancora più incredibile il seguito che ha avuto Braccialetti rossi sui social a partire da Facebook: la pagina ufficiale è volata a 169mila iscritti e alcuni post hanno registrato più di 8mila Mi piace. Anche questi dati confermano come il pubblico sia particolarmente attivo sui social e che inevitabilmente sia molto giovane, pronto a commentare, a fine puntata, le vicende dei suoi beniamini. E anche in questo caso è doveroso ricordare che si tratta di una delle poche volte in cui una fiction Rai riesca a essere così attiva sui social network, ormai metro di giudizio per analizzare il gradimento del pubblico. Blogmeter, nello specifico, il 24 febbraio scriveva che la fiction di Rai 1 aveva ottenuto “un forte impatto sui social ” con 37mila messaggi e 10,4 milioni di unique impressions nel corso della messa in onda; il 17 febbraio, commentava che “ Braccialetti Rossi era il primo programma in classifica” considerando che “il post pubblicato al termine della serie sulla pagina Facebook del programma era stato molto commentato” . Dati alla mano, Braccialetti rossi è partita con un  ottimo risultato : 5.300.000 al debutto con il 20,02% di share. Il pubblico non conosceva ancora i contenuti della fiction; quindi nel corso della seconda puntata, in onda il 2 febbraio, il numero di telespettatori è salito a 5.689mila spettatori mentre lo share è rimasto pressoché lo stesso (19,86%). La svolta è arrivata il 9 febbraio quando l’audience è volato a 6.020.000 spettatori con il 22,35% di share per poi aumentare al 22,43% con 6.250mila spettatori il 16 febbraio. Dulcis in fundo, il 23 Febbraio boom d’ascolti con un sonoro 24,84% di share e 6.773mila spettatori. Ma da dove nasce la storia raccontata in Braccialetti ross i? In tutte le interviste rilasciate,  Albert Espinosa  spiega che per scrivere   Pulseras roja s , il libro che ha ispirato l’adattamento televisivo, ha semplicemente raccontato la sua vita. Ha scritto di bambini malati di cancro, perché ha trascorso l’infanzia e l’adolescenza in un ospedale oncologico. Prima del libro, lo scrittore spagnolo aveva scritto uno spettacolo teatrale, Los pelones (I calvi), ispirato dalla malattia. La versione cinematografica, Planta 4ª , è stata portata sul grande schermo dal regista spagnolo Antonio Mercero. A seguito del successo nelle vendite del libro, è arrivata la fiction: in Spagna la serie è stata seguita da mezzo milione di persone. Oltre alle versioni francese, italiana, argentina e finlandese, negli Stati Uniti se ne sta preparando una puntata pilota, The red brand society, prodotta da Fox con la regia di Steven Spielberg. A Espinosa il tumore ha tolto una gamba, un polmone e mezzo fegato, ma tra una sessione di chemioterapia e un’altra, è riuscito a prendere una laurea in ingegneria. È sempre stato un appassionato dei numeri e delle statistiche ma ha coltivato un interesse per il teatro e la letteratura. Così ha deciso di raccontare la sua drammatica esperienza per sostenere gli altri, per regalare eroi ai bambini malati, e per aiutare anche se stesso. In un’intervista al quotidiano spagnolo La Opinion Coruña , Espinosa ha confessato un accordo: “In ospedale abbiamo fatto un patto: dovevamo vivere la vita della gente che moriva. A me è toccato vivere 3,7 vite più la mia. Ho la sensazione di vivere un tempo extra. Il giorno in cui ti tagliano una gamba non sei felice, ma io non credo che questo mi limiti. Non rendermi conto della fortuna che ho sarebbe tradire le vite che porto dentro”.

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