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Bulimia pubblicitaria per Mediaset

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Mediaset detiene il 63% del mercato pubblicitario televisivo italiano. Un dominio pressoché incontrastato, considerato il fatto che alla Rai spetta ‘solo’ il 23% della torta. Una superiorità schiacciante che non ha eguali in Europa, dove i guadagni provenienti dagli spot vengono contesi (con discreto equilibrio) almeno da due soggetti. In Francia, Tf1 raccoglie il 49% dei ricavi pubblicitari, M6 Group il 24%. In Germania, Prosieben Sat 1 è al 44%, Rtl Deutschland al 40%. La Spagna vive una situazione simile: Telecinco al 33%, Antena 3 al 29%.   Secondo le proiezioni Nielsen per il 2012, in Italia c’è il monopolio di Cologno Monzese , grazie anche a Pubblitalia, concessionaria di famiglia che domina il settore offrendo spazi ultrascontati. Il servizio pubblico, come detto, stagna. Cresce Sky, che però non supera l’8% dell’adv televisivo, mentre Telecom Italia Media è ferma al 5%. Controllare in maniera così massiccia l’adv su piccolo schermo, significa avere un ruolo principe nel più ampio mercato pubblicitario nazionale, di cui la tv colleziona il 48% degli investimenti (3,26 miliardi di euro). Mediaset, calcolatrice alla mano, si aggiudica così 2,05 miliardi annui. La Rai è costretta ad accontentarsi di 680 milioni, anche a causa dell’infausta legge Gasparri, che pone dei limiti all’affollamento pubblicitario sul network di Stato. Sky intasca 258 milioni, mentre La7 non supera quota 170.   La situazione generale è stabile da circa dieci anni, fatto salvo l’arrivo di Sky (che negli ultimi mesi è cresciuto del 2%) e le difficoltà generali dell’economia, che quest’anno porteranno a una contrazione del 10% degli investimenti per l’adv televisivo. Mediaset incamera in media il 25% in più dei suoi contendenti europei, nonostante margini di profitto peggiori: quando si dice avere un santo in Parlamento… e gestire la più importante concessionaria nazionale. E governare il principale avversario per via della lottizzazione della Rai. Qualcuno ha detto conflitto d’interessi?

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