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Calabrò: Rai privata, no alla fondazione

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Stop dell’Agcom alla ipotesi di creare una fondazione di diritto privato che gestirà il servizio pubblico radiotelevisivo, come previsto dal testo di riforma della Rai che verrà esaminato oggi dal Consiglio dei ministri. Il presidente dell’authority, Corrado Calabrò, ritiene a rischio costituzionalità il passaggio dei poteri dell’Agcom alla Fondazione. “Per fortuna, così come auspicavo, al testo del ddl Gentiloni sulla Rai che sarà sottoposto oggi al Consiglio dei ministri sono state apportate in sede tecnica correzioni che fanno rientrare in gran parte le perplessità espresse. Resta il problema dell’esclusione dell’Agcom dalla definizione delle linee guida sul servizio pubblico. Confido che anche questo punto possa trovare una appropriata soluzione” “Viene in campo la Costituzione alla luce degli insegnamenti dati dalla Corte in materia di Rai e Fondazioni. La Rai si attorciglierebbe su se stessa come una chiocciola a farebbe una valutazione intestina” “Un’enunciazione chiara del principio di indipendenza delle Autorità potrebbe porre le premesse per una diversa valutazione della legittimazione delle Autorità indipendenti ai conflitti di attribuzione. Di fronte a serpeggianti tentazioni di sovrapporre interventi dell’Esecutivo a quelli istituzionalmente riservati alle Autorità indipendenti, la facoltà per queste di sollevare conflitti di attribuzione sarebbe il presidio più efficace a garanzia della loro indipendenza” “Il potere di rimuovere i componenti delle Autorità è una novità significativa, il ddl introduce però una disciplina differenziata. Viene opportunamente sottratta al Governo la possibilità della rimozione dei componenti dell’Autorità Antitrust. Tale opportunità ricorre evidentemente anche per i componenti dell’Agcom che, occupandosi di un controllo attivo e penetrante dei comportamenti dell’Esecutivo in materia di pluralismo, comunicazione politica e conflitti di interesse, non possono vedere nel Governo il soggetto legittimato a proporre la loro decadenza” “Il progetto di riordino rappresenta una buona base per il rilancio del sistema delle Autorità indipendenti secondo linee di qualità, rigore, indipendenza e accountability. Rimangono però dei punti oscuri. Serve un maggiore bilanciamento del potere di proposta fra Governo e Parlamento, che potrebbe giovare alla garanzia di terzietà delle Autorità, ma anche a risolvere tutti i casi di interferenza di competenze con le Amministrazioni centrali e periferiche dello Stato” “Bisogna attuare una revisione del sistema sanzionatorio: ad esempio, nel caso delle comunicazioni elettroniche, è utile prevedere una sanzione che sia compresa tra un minimo prossimo allo zero fino al 10% del fatturato di un’impresa” Per quanto riguarda Endemol, in quanto fornitore di contenuti, non rientra nel Sistema integrato delle comunicazioni in base al quale si valutano i tetti antitrust. Corrado Calabrò aggiunge che tuttavia saranno gli uffici dell’Autorità a esaminare la questione. “Perché si tratti di una concentrazione  entrambi i soggetti devono rientrare nel Sic. C’é già un parere della Commissione Ue secondo cui non si tratta di concentrazione, ma la questione sarà sottoposta ai competenti uffici dell’Autorità. L’Autorità opera con i limiti  della legge Gasparri e il limite principale è il 20% del Sic. Quanto sia eterogenea o in qualche misura fuori campo la composizione del Sic l’ho detto chiaramente, ma è la norma vigente”

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