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Calcio in tv: dal 2010 cambia tutto

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Via libera alla nuova legge sui diritti sportivi. Recepita la ripartizione delle risorse decisa dalla Lega Calcio : il 40% dei proventi distribuito equamente tra tutte le società di serie A, il 30% sarà ripartito tra tutte le squadre in base ai risultati sportivi conseguiti e il restante 30% in base al bacino di utenza. Le nuove norme sui diritti sportivi “ entreranno in vigore dal campionato 2010 ”. Lo ha spiegato il ministro delle Comunicazioni, Paolo Gentiloni. Fino a quel momento, è previsto un periodo transitorio. “ La data spartiacque – ha detto il Ministro – è il 31 maggio 2006: tutti i contratti stipulati entro quella data restano in vigore fino al 2010. I nuovi limiti – dice Gentiloni – sono 8′ a giornata di campionato, 4′ al giorno e 3′ a singolo evento sportivo ” Si ampliano quindi i diritti di cronaca per documentare gli eventi sportivi più importanti nei telegiornali , a prescindere dalla titolarità dei diritti della tv che li manda in onda su quegli eventi. “ Avrà un grande impatto su tutto il sistema televisivo. Abbiamo dato grande importanza alle piattaforme emergenti. I diritti dovranno essere venduti a prezzi commisurati ai bacini di utenza. Abbiamo fatto particolare attenzione a che i diritti non venduti possano essere messi a disposizione dell’emittenza locale, a condizione di particolare favore e con forme agevolate ” conclude il ministro Gentiloni. “ Il calcio italiano sarà più competitivo, più equo, più valorizzato a livello internazionale e attento ai vivai e ai dilettanti ” è l’auspicio è di Giovanna Melandri, ministro alle Politiche giovanili e alle attività sportive Le nuove norme entreranno in vigore a pieno regime dalla stagione 2010/2011 dopo due anni di transizione. “ C’erano dei contratti già sottoscritti di cui non potevamo non tener conto – ha osservato il ministro Melandri -. Ci siamo ispirati al modello Uefa e questa norma darà maggior valore al calcio italiano. La riforma ridurrà il divario, oggi assai profondo, tra piccoli e grandi club. Un divario che oggi è di 7-8 a 1 e che con il decreto legislativo si ridurrà a 4 a 1, cioè la media europea ”

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