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COMUNICATE! COMUNICATE! QUALCOSA NON RESTERà…

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“Comunicare”… che brutta parola. Già bruttissima per quanto concerne le attività legate alla pubblicità (ambito del quale essa è una naturale propaggine), diventa orrenda e insopportabile se collegata alla politica. Non sappiamo dunque se essere contenti per gli ascolti ottenuti dal primo faccia a faccia tra Silvio Berlusconi e Romano Prodi, quello consumatosi il 14 marzo scorso su Raiuno: audience stellare stimata su oltre 16 milioni di telespettatori (52,13% di share). Intendiamoci, a noi è piaciuto assistere a un confronto forse ingessato ma scandito da regole ben precise, senza urla e sovrapposizioni. Regole, giova ricordarlo, contestate da Berlusconi dopo che erano state sottoscritte anche dal suo staff! Ma certo l’evento ha scatenato un’orgia mediatica alimentata da comunicatori, curatori dell’immagine, pubblicitari, ecc. Nei panni estemporanei di esperti della comunicazione si possono poi calare personalità che generalmente si occupano d’altro: nella sera del faccia a faccia abbiamo visto in tv giornalisti come Pietrangelo Buttafuoco, Maria Laura Rodotà (lo snobismo di sinistra al potere), e un Paolo Liguori in versione “pasdaran” di Berlusconi che manco Emilio Fede… Questo era il gruppo ospite di Giuliano Ferrara nello speciale parellelo de La7. Ma abbiamo anche sentito pareri di intellettuali come Marcello Veneziani e Giordano Bruno Guerri. Tutti lì a elucubrare in un ideale circolo autoreferenziale e a contestare i due duellanti per avere evitato lo “sguardo in camera” (!). Immancabile Klaus Davi, vera e propria macchina da guerra della “comuniccazione” con due c, con buona pace del suo nemico Aldo Grasso. Ecco, se pensiamo a Davi come a uno dei guru dell’immagine del centro-sinistra (in area Margherita-Ds) ci facciamo prendere dallo sconforto. E questo non a causa dell’eclettismo di Davi, furbo e abile nel presenziare alle atmosfere ridanciane di “Quelli che il calcio… “ e a subire i tackle di Lamberto Sposini nel “Processo di Biscardi”, passando nel frattempo per la rassegna stampa estera del TG3. Il punto è che la politica non deve essere comunicazione, bensì concretezza; non la comunicazione su quello che si farà in un ipotetico futuro ma una precisa elencazione delle cose concrete realizzate a favore della realtà italiana nelle sue diverse sfaccettature.

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