I giornali non riemergono dalla crisi, mentre tutto il comparto delle comunicazioni continua a perdere denaro : questa la sintesi poco condiscendente del rapporto annuale di Agcom sul macro settore che comprende tlc, radio, tv, internet ed editoria. Il valore complessivo dell’area, nel 2013, è stato di 56,1 miliardi di euro, in calo del 9% rispetto al 2012, con 5,4 miliardi di euro di fatturato in meno . Le attività di settore valgono poco meno del 4% del Pil nazionale , ma tutte le categorie hanno registrato numeri negativi. Soffrono particolarmente le telecomunicazioni (-11%) e l’editoria, con i quotidiani al -7% e i periodici al -17,2%. A trascinare in basso i giornali è stato soprattutto il calo della pubblictà, che lo scorso anno ha raccolto complessivamente 7,4 miliardi di euro (-10,9%), penalizzando le riviste (-24,1% degli introiti) e quotidiani (-13,2%), ma anche televisione (-10,1%) e radio (-6,4%). Se l’editoria nelle sue diverse ramificazioni ha lasciato per strada 700 milioni di euro nel corso del 2013, attestandosi a 6,1 miliardi totali, peggio hanno fatto i grandi operatori tlc, che hanno perso l’11% dei ricavi (circa 3,8 miliardi di euro su 34,5 complessivi) a causa del taglio delle tariffe e del costo dei servizi. Constatato il perdurare della crisi economica e delle difficoltà di settore , Agcom auspica una maggiore competitività e richiama a una più ampia inclusività del sistema. Obiettivo principe per i mesi a venire, come ha confermato anche il presidente della Camera, Laura Boldrini, è la riduzione del digital divide, per favorire tutte le fasce sociali, allargare la partecipazione degli utenti/clienti e rilanciare le industrie della comunicazione.
Comunicazione in rosso, editoria a picco

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