Le donne primeggiano nel giornalismo di guerra in Siria . Il lavoro dei corrispondenti che seguono il conflitto siriano è uno dei più pericolosi al mondo: oltre 60 giornalisti sono stati uccisi nel Paese mediorientale da quando è scoppiata la guerra civile, più di tre anni fa, e numerosi sono stati anche i sequestri di reporter e foto-giornalisti da parte di gruppi estremisti. Nonostante ciò sempre più donne sono inviate in Siria dai principali organi d’informazione internazionali , dal Washington Post al New York Times, dal Wall Street Journal alla Cnn. Anche in passato grandi giornaliste hanno lavorato nei teatri di più caldi. Negli anni Trenta e Quaranta del secolo scorso Margaret Bourke-White, Virginia Cowles, Martha Gellhorn ed Helen Kirkpatrick seguirono i conflitti che infiammarono l’Europa. In tempi più recenti Oriana Fallaci e poi Christiane Amanpur si sono distinte sui fronti di mezzo mondo. Ma come sottolinea la Columbia Journalism Review, mai le donne avevano primeggiato in un settore così pericoloso come nell’attuale conflitto in Siria . Certo, i pericoli non mancano e spesso sono anche più insidiosi di quelli che può incontrare un reporter uomo, primo fra tutti quello degli abusi sessuali: un’inchiesta realizzata dall’International Women’s Media Foundation ha scoperto che su un campione di quasi 1.000 giornaliste, il 14% di esse è stata vittima di violenze.
Corrispondenti di guerra, un lavoro da donne

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