Impacciata e poco propulsiva. Ecco in sintesi come sta proseguendo la digitalizzazione della Pubblica Amministrazione. Gli investimenti nell’Ict centrale e locale sono calati del 3% ogni anno tra il 2007 e il 2013 (-4,3% lo scorso anno), mentre le tecnologie in uso sono desuete e Assinform lancia l’allarme: si rischia di perdere il treno europeo. La migrazione dei servizi pubblici online non sta seguendo i ritmi previsti e “la Pubblica Amministrazione italiana è in forte ritardo sul fronte in question e – ha dichiarato Elio Catania, presidente Assinform – . La spesa continua a calare , si investe sempre meno e permane la frammentazione nell’uso e nell’allocazione delle risorse che non consente di fare sistema” . Un mezzo fallimento, con iniziative annunciate che tardano a essere avviate, fondi latitanti e un generale disinteresse verso i potenziali benefici di una reale presenza su digitale della PA. “ Non si guarda alla spinta che potrebbe dare la collaborazione pubblico-privato in chiave di project financing – ha proseguito Catania, presentando il secondo Osservatorio Ict nella PA – . Bisogna rendersi conto che è necessario fare di più, meglio e in tempi più brevi” . Sanità, anagrafe, gestione delle posizioni tributarie: se le funzionalità di questi uffici fossero traslocate efficientemente su web, il risparmio per le casse dello Stato sarebbe notevole, mentre i cittadini risparmierebbero tempo per la compilazione delle pratiche e il reperimento delle informazioni. Gli investimenti e i piani di sviluppo latitano , mentre – stando alle rivelazioni de La Repubblica – si elargiscono bonus di migliaia di euro ai dirigenti di prima fascia della Presidenza del Consiglio per l’utilizzo della posta elettronica in ambito lavorativo. Anno domini 2013, la digitalizzazione italiana vista dall’alto, molto in piccolo.
Digitalizzazione della PA troppo lenta

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