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“Dixit” ristabilisce la verità su Piazza Fontana

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  di Giorgio Bellocci E’ un bene che la buona televisione, se messa nelle condizioni di farlo, possa compensare gli errori da parte di altre forme di comunicazione su soggetti di grande interesse. Anche quando si tratta del cinema d’autore, e a maggior ragione se il tema è la strage di Piazza Fontana.   Il 24 marzo, alla vigilia della presentazione di Romanzo di una strage di Marco Tullio Giordana, Dixit ha programmato lo speciale Le stragi: mistero d’Italia . L’ottimo rotocalco di Raistoria ha affrontato con il consueto ammirevole taglio giornalistico la fase più buia dell’Italia del dopo-guerra. Quella del terrorismo e degli attentati rimasti, nella maggior parte dei casi, avvolti dal mistero.   Ma è naturale che il punto di partenza di Dixit sia stata la “madre” di tutte le stragi, vale a dire l’esplosione di ordigni in una banca di Piazza Fontana a Milano il 12 dicembre 1969. Vicenda a cui, appunto, Tullio Giordana ha dedicato il film con tanto di giustificato clamore sui media. Premesso che si tratta di un’opera che merita di essere vista per un giudizio, in questa sede io mi limito a dire che ho trovato discutibile l’epilogo: in esso viene suggerito che l’identità dei responsabili della strage sia ancora avvolta nel mistero; e, peggio ancora, che la criminale iniziativa possa avere una matrice sinergica tra anarchici e neofascisti dell’epoca.   La ricostruzione di Dixit è stata decisamente più attinente alla verità storica. Che ha stabilito che a mettere le bombe sono stati gli estremisti di destra, con la regia dei servizi segreti italiani e americani, intenzionati ad aprire la strada a un golpe neofascista.  

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