di Giorgio Bellocci Da qualche parte abbiamo già intravisto il milieu di Donne, vittime e carnefici, il format in onda ogni martedì in seconda serata su La7 per il periodo estivo. Forse alle parti di Rai 3, nella notte ancora più fonda. Ora mi sovviene: trattasi dei programmi di Franca Leosini ( Ombre sul giallo, Storie maledette ) giornalista specializzata in cronaca nera e vera icona per tanti fan, anche per la sua disponibilità a essere presa bonariamente in giro. Nel programma de La7 si respira il medesimo clima di morbosa inquietudine, anche se bisogna dare atto alla conduttrice, Francesca Fanuele, di non scimmiottare in alcun modo lo stile teatrale e sovente carico di emotività che ha reso celebre la Leosini. Fanuele analizza alcuni casi di cronaca che hanno sconvolto l’Italia in epoca più o meno recente, con l’ausilio di ospiti fissi: Margherita Carlini, psicologa e criminologa, l’avvocato penalista Gianluca Paglia e Massimo Lattanzi, esperto in scienze forensi. E come in Ombre sul giallo , il racconto è arricchito dalle docu-fiction, con cui si ripercorrono i passaggi fondamentali degli omicidi e dalle testimonianze di chi è stato coinvolto nel caso. Nelle prime due puntate il focus ha privilegiato la seconda parte del titolo, vale a dire le donne carnefici. L’analisi del delitto di Maurizio Gucci ci ha fatto tornare nella Milano del 1995, ancora sotto shock per le vicende di Mani pulite e per l’ascesa in politica di un imprenditore benestante dai natali meneghini. Uomini ricchi, di successo, rimasti illesi dalla buriana, che si accompagnano a donne come Patrizia Reggiani, fragili e abbagliate dal charme del principe azzurro. La Fanuele con l’ausilio dei suoi ospiti e le immagini ha ricostruito alla perfezione il percorso che porta la Reggiani, sconvolta per essere stata abbandonata da Gucci, a architettare un piano per fare uccidere il marito. I complici di cui si circonda, piuttosto maldestri, permetteranno agli inquirenti di incastrarla dopo circa due anni di indagini. Il secondo caso ci ha invece portato a Castelluccio dei Sauri, in provincia di Foggia, dove il 14 maggio 1998 viene brutalmente uccisa la giovane Nadia Roccia. Come molti ricorderanno le assassine sono due sue compagne di classe che provano a inscenare anche un suicidio mediante impiccagione. Ha ragione la conduttrice nel dire che il delitto di Castelluccio segna un momento topico nel rapporto tra il morboso e la televisione: Annamaria Botticelli e Mariena Sica sono le perfette antesignane di tutti i personaggi che la cronaca nera ha poi buttato nel frullatore mediatico con la complicità dei vari talk show. Prima dei casi di Cogne, di Novi Ligure, di Garlasco, di Erba; prima dell’omicidio di Meredith Kercher, di Melania Rea, e di quello di Sara Scazzi. Nulla è stato più come prima nella televisione italiana dopo Castelluccio dei Sauri.
Donne fragili e disturbate per capire l’involuzione tv

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