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Ecco il primo computer quantistico fotonico italiano

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Si chiama Qolossus 2.0 ed è stato presentato alla Sapienza di Roma. Il nome omaggia uno dei primi computer della storia

A Roma è stato presentato Qolossus 2.0, il primo computer quantistico fotonico modulare sviluppato in Italia, un sistema che apre nuove prospettive nel campo dell’informatica quantistica sfruttando particelle di luce anziché elettroni o sistemi superconduttivi per elaborare informazioni. Il nome del progetto è un omaggio al Colossus, uno dei primi computer elettronici della storia che, durante la Seconda Guerra Mondiale, fu usato per decifrare codici criptati: Qolossus 2.0 vuole rappresentare simbolicamente una nuova tappa nell’evoluzione del calcolo avanzato.

Il dispositivo è stato realizzato nell’ambito del Centro Nazionale di Ricerca in High Performance Computing, Big Data e Quantum Computing (ICSC), finanziato dal PNRR, sotto il coordinamento dell’Università Sapienza di Roma, con il contributo dell’Istituto di Fotonica e Nanotecnologie del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Milano e dell’Università di Pavia.

A differenza dei computer quantistici più noti, che richiedono condizioni estremamente fredde per mantenere gli stati quantistici, Qolossus 2.0 sfrutta i fotoni – le particelle elementari della luce – per rappresentare e manipolare l’informazione. Questo approccio non solo elimina la necessità di sistemi di raffreddamento estremi, ma può anche facilitare l’integrazione con le reti di comunicazione quantistica basate anch’esse su fotoni.

Il cuore del sistema è un processore italiano in cui circuiti ottici integrati permettono ai fotoni di muoversi e interagire in modo controllato. Questi elementi sono stati prodotti con tecnologie di nanofabbricazione avanzate che incidono percorsi microscopici all’interno di materiali trasparenti, consentendo a singoli fotoni di esplorare molteplici stati contemporaneamente, un fenomeno alla base della computazione quantistica.

Un’altra caratteristica distintiva di Qolossus 2.0 è la capacità di gestire non solo i tradizionali qubit, unità di informazione quantistica che possono esistere in sovrapposizione tra 0 e 1, ma anche i qudit, versioni estese che possono assumere più di due stati contemporaneamente, aumentando la quantità di informazioni elaborate da ciascun elemento di calcolo.

Al momento Qolossus 2.0 è pienamente operativo come piattaforma di ricerca: i suoi sviluppatori intendono utilizzarlo per testare nuovi algoritmi, esplorare protocolli di calcolo e perfezionare l’architettura in vista di future connessioni con altri dispositivi o sistemi quantistici.

Sebbene non sia ancora pronto per applicazioni commerciali su larga scala, questa tecnologia rappresenta un passo importante nella strategia italiana per consolidare la propria presenza nel campo delle tecnologie quantistiche, con possibili ricadute in settori come la crittografia avanzata, la simulazione di sistemi complessi e l’intelligenza artificiale. L’iniziativa riflette anche la volontà di costruire un ecosistema nazionale di ricerca e innovazione in ambito quantistico, collegando centri di eccellenza universitari e istituti di ricerca per sviluppare competenze e infrastrutture che possano competere a livello internazionale.

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