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Parte la rete italiana per la salute circolare

Progetto universitario italiano per la salute circolare - ph. DarkoStojanovic

Progetto universitario italiano per la salute circolare - ph. DarkoStojanovic

Parte l’approccio che collega la salute umana a quella di animali e ambiente. Cinquanta dottorandi impegnati in 14 università e 9 enti di ricerca.

Formare una comunità multidisciplinare di ricercatori capaci di affrontare le sfide sanitarie emergenti: con questo obiettivo 50 dottorandi sono stati selezionati per lavorare in 14 atenei e 9 enti di ricerca italiani, gettando così le basi della rete nazionale dedicata alla salute circolare (One Health). L’idea è quella di un approccio unitario che comprenda salute umana, salute degli animali e salute dell’ambiente: quello che aveva raccontato anche Ilaria Capua nel suo libro Salute Circolare. uscito nel 2019, qualche mese prima dello scoppio della pandemia.

Scopo del nuovo progetto è quello di prevenire le malattie infettive emergenti. I dottorandi selezionati saranno impegnati, infatti, nella ricerca di base, clinica ed epidemiologica, per sviluppare nuove strategie di sorveglianza, tecniche diagnostiche e opzioni terapeutiche per la prevenzione e il controllo. Dopo l’esperienza del Covid, che è stata la più eclatante ma certo non l’unica epidemia partita dagli animali che hanno riguardato il genere umano, il mondo accademico prova a cambiare approccio per affrontare meglio future emergenze.

Fausto Baldanti, professore ordinario di Microbiologia e coordinatore nazionale del progetto Pnrr Inf-Act, ritiene che “questo dottorato aiuti a immaginare un percorso di ricerca che intersechi scienze biomediche, cliniche, biologiche, veterinarie, chimiche e farmaceutiche, statistiche e metodologiche, ambientali, tecniche e sociali per la sanità pubblica“. Per partecipare sono arrivate oltre 120 domande da ricercatori di 29 università italiane e 14 estere, tra università europee ed extraeuropee, racconta Anna Odone, professoressa ordinaria di Igiene e Sanità Pubblica presso l’Università di Pavia e coordinatrice del dottorato.

di Daniela Faggion

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