L’esempio più plateale di opportunismo lo ha dato il più serio tra i telegiornali: il Tg3. E’ riuscito a fare venerdì l’apertura sulla vicenda di Eluana Englaro dicendo che è una vergogna che i mezzi di informazione non rispettino il silenzio chiesto dalla famiglia. E poi sette minuti di servizio. Un po’ come entrare in una stanza vociante e urlare ininterrottamente “Silenzio!”. La spregiudicatezza dei media su questa vicenda è imbarazzante. E da ciò ha origine lo scontro istituzionale che ne è seguito. Se non ci fosse stata la grancassa populista la povera donna avrebbe finito di vegetare da tempo con buona pace di tutti. Soprattutto sua. In un anno in cui il nostro Paese riduce dell’80% i contributi per la fame nel mondo, provocando così la morte di circa 300 mila bambini, che l’etica si misuri sui giornali su una ragazza in coma da quasi due decenni è agghiacciante. Lo è perché c’è odore di speculazione, di beccamortismo, di voglia di apparire. Insomma, una porcheria. La notizia successiva nei Tg di sabato è quella di un guidatore ubriaco che ha rischiato il linciaggio dopo avere investito un anziano. E i commenti sono stati unanimemente comprensivi nei confronti dei linciatori, esasperati. Che ipocrisia. Che informazione priva di funzione sociale. Che servizio pubblico inesistente, senza cultura e autonomia. Una volta di più
Eluana tra retorica e opportunismo dei mezzi di informazione

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