Site icon Telepress

Eurispes, ecco la crisi del vino italiano

lefteris-kallergis-vino-unsplash

lefteris-kallergis-vino-unsplash

Secondo l’Istituto di ricerca le spinte internazionali stanno mettendo a rischio l’equilibrio di un settore economicamente strategico

Dimenticate l’ottimismo che abbiamo infuso raccontando che l’Italia è il primo produttore mondiale di vino al mondo. Le ultime informazioni diffuse da Eurispes dipingono un quadro a tinte fosche. Secondo l’ente privato che opera nel campo della ricerca politica, economica e sociale, infatti, il settore vitivinicolo italiano sta attraversando una delle fasi più difficili della sua storia recente e nel rapporto Il futuro del vino italiano segnala come le tensioni internazionali, in particolare l’aumento dei dazi statunitensi, stiano colpendo duramente l’export, contribuendo a una crisi che l’istituto definisce “tra le più profonde mai registrate”.

I numeri restano alti e solidi, ma le spinte esterne sono altrettanto forti. l’Italia è effettivamente il primo produttore mondiale di vino, con una produzione media annua di 47 milioni di ettolitri e un export consolidato che nel 2024 ha superato gli 8 miliardi di euro. Nel 2025, secondo le stime dell’Unione Italiana Vini, la produzione dovrebbe addirittura crescere dell’8%, attestandosi a circa 47,4 milioni di ettolitri. Il settore rappresenta un comparto chiave per l’economia nazionale, con circa 30.000 imprese attive nella trasformazione, un fatturato complessivo di 16 miliardi di euro, pari a un punto di PIL, e oltre 74.000 addetti. Però – a questo punto ci vuole un però – nonostante la solidità strutturale il comparto italiano del vino sembra non essere immune agli shock esterni.

Il primo campanello d’allarme è arrivato ad aprile 2025, primo mese in cui sono entrati in vigore i nuovi dazi imposti dagli Stati Uniti. Le esportazioni verso il mercato statunitense – che da sole rappresentano circa 2 miliardi di euro e il 24% dell’export vinicolo italiano – hanno subito una brusca frenata: ‑7,5% a volume e ‑9,2% a valore rispetto allo stesso mese del 2024. Il dazio medio, che fino a gennaio 2025 si aggirava attorno al 2,9%, è salito al 15%, generando un impatto stimato di 317 milioni di euro. Un valore che potrebbe salire a 460 milioni nel caso in cui il dollaro dovesse mantenere il suo attuale livello di svalutazione. In soldoni: se prima il prezzo finale di vendita del vino italiano all’estero subiva un rincaro medio del 123% rispetto al valore all’origine, oggi tale incremento raggiunge il 186%.

L’export complessivo del vino italiano ha mantenuto buoni livelli nei primi mesi del 2025, ma per la prima volta negli ultimi anni si registra una flessione nei volumi complessivi, con un calo del 3,7% nel primo quadrimestre. Il mercato statunitense, d’altronde, non è l’unico in difficoltà: anche Cina, Russia e Giappone mostrano segnali di contrazione, in un contesto internazionale sempre più competitivo e instabile.

A preoccupare è anche la situazione dei consumi domestici che, già in flessione da anni, registrano un’ulteriore contrazione. Se trent’anni fa l’Italia guidava la classifica mondiale dei consumi, oggi è scesa al terzo posto, con un trend che lascia intravedere ulteriori arretramenti. In parallelo, le giacenze di vino aumentano: già nel 2023 avevano superato la soglia dei 50 milioni di ettolitri, superando perfino la produzione annuale. E nel 2025 la situazione non è migliorata: ad aprile, il vino immagazzinato in cantina ha raggiunto quota 49,7 milioni di ettolitri, segno che l’offerta continua a superare la domanda interna ed estera.

Ulteriori elementi di fragilità si riscontrano nella progressiva riduzione della superficie vitata nazionale, diminuita del 15% tra il 2000 e il 2023. A questo si aggiunge il fenomeno delle frodi: solo nel 2023, secondo lo studio Eurispes, il valore dei prodotti illegali sequestrati nel settore ha superato i 22 milioni di euro, un segnale d’allarme che richiama alla necessità di rafforzare i controlli e la tutela della qualità.

Per affrontare queste criticità, l’Eurispes propone una serie di misure urgenti e strutturali. Tra le principali, la revisione del Testo Unico del vino, in vigore da quasi dieci anni, e una riduzione dell’Iva per stimolare il consumo. Altre proposte includono un rafforzamento del sistema assicurativo per i produttori, nuovi incentivi fiscali per chi adotta pratiche sostenibili, un fondo assicurativo mutualistico e una regolamentazione più moderna sulle autorizzazioni al reimpianto dei vigneti. L’adozione dell’intelligenza artificiale come strumento di supporto alle decisioni strategiche viene inoltre indicata come leva per migliorare l’efficienza e la tracciabilità nella filiera.

Per finire, una luce in fondo al tunnel: nonostante il contesto difficile, il vino italiano continua a godere di una reputazione internazionale di eccellenza, soprattutto nei segmenti premium e nelle denominazioni d’origine più conosciute. Alcuni comparti, come quello degli spumanti – in particolare il Prosecco – mostrano ancora segnali positivi: nei primi mesi del 2025, l’export di Prosecco Dop ha registrato un lieve incremento in valore, a fronte di una contrazione generalizzata del mercato. Cin Cin!

Exit mobile version