L’occhio di Mark Zuckerberg legge anche i messaggi privati degli iscritti a Facebook , per carpirne gusti e intenzioni commerciali, al fine di vendere agli inserzionisti spazi pubblicitari ancor più mirati ed efficaci. La cosa non è piaciuta agli utenti americani, che hanno deciso di intentare una class action contro il social network . Il sito, secondo quanto scrive il Financial Times, registrerebbe i link presenti nei messaggi privati , inviando poi le informazioni agli agenti pubblicitari, violando la riservatezza degli iscritti. I consumatori puntano a ottenere 100 dollari al giorno per il periodo in cui questa tecnica è stata utilizzata, o in alternativa 10mila dollari per ciascun utente danneggiato. “ Chi utilizza Facebook crede che i messaggi privati non siano controllati e per questo motivo tende a rivelare informazioni riservate” , dicono Matthew Campbell e Michale Hurley, promotori dell’azione legale. Ma secondo il social network le accuse sono “infondate” . Facebook dovrà dimostrare in tribunale le sue ragioni e, soprattutto, evitare di venir nuovamente accostata ad azioni lesive della privacy degli iscritti, che già lo scorso anno si erano ribellati alla volontà dell’azienda di cedere il nome e la foto degli utenti agli inserzionisti pubblicitari.
Facebook fa la spia e va in tribunale

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