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Fastweb: Tribunale del riesame respinge sequestro dei documenti

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Sono stati annullati i decreti che convalidavano il sequestro di documenti che coinvolgono Fastweb in una presunta evasione fiscale attraverso piccole società di telecomunicazioni in gran parte estere. Lo ha deciso il Tribunale del riesame di Roma. Una notizia molto importante per l’azienda di Tlc sottoposta a un ‘Opa amichevole da parte di Swisscom. Il collegio giudicante presieduto da Giuseppe D’Arma ha accolto la ricostruzione proposta dal difensore di Fabio Arigoni, amministratore unico di alcune società coinvolte tra cui la Telefox. Nel provvedimento di dissequestro  giudici scrivono che l’annullamento è motivato dal fatto che “mancando le informative di Polizia giudiziaria sulla scorta delle quali è stata costruita l’intricata rete di rapporti tra società e le complesse operazioni dalle stesse compiute”, il “Tribunale non può esercitare il controllo” in merito alle accuse formulate. Contro la decisione del Riesame i magistrati titolari dell’indagine, Francesca Passaniti e Giovanni Di Leo, hanno presentato ricorso in Cassazione. L’avvocato Paolo Colosimo, difensore di Arigoni, è stato il primo dei legali che assistono gli indagati ad ottenere il dissequestro. Nell’inchiesta, Arigoni insieme ad altri, tra cui anche dirigenti e rappresentanti di Fastweb, è indagato per associazione a delinquere. Il manager, che è all’estero e irreperibile, è anche accusato di riciclaggio, omessa dichiarazione ed occultamento o distruzione di documenti contabili. In base alla ricostruzione fatta dai pubblici ministeri, i reati commessi da Arigoni sarebbero avvenuti fino al luglio 2003. Il 15 novembre scorso è stata eseguita una perquisizione domiciliare con conseguente sequestro “ai fini probatori di ogni documento, rubrica, agenda, estratto conto bancario o altro riferibile ai rapporti dell’indagato con le società di cui sopra, sia da lui amministrate, sia che con lui abbiano avuto rapporti di qualunque tipo, ed in particolare la documentazione contabile, civile e fiscale delle società da lui amministrate, e di cui in qualsiasi modo sia titolare anche all’estero, nonché‚ della corrispondenza intrattenuta con altre società a nome di quelle da lui amministrate”. In quel decreto di perquisizione e sequestro veniva indicato che la documentazione costituiva corpo di reato e che la “libera disponibilità” ne “potrebbe pregiudicare in maniera anche definitiva, il genuino sviluppo delle indagini”. La mancata acquisizione della documentazione, si scriveva, “poteva consentire agli indagati di compiere sulla stessa attività di alterazione, soppressione, manipolazione al fine di non consentire il reale accertamento dei fatti”. Nei giorni scorsi era stato interrogato a Milano, su disposizione della Procura di Roma, il presidente di Fastweb, Silvio Scaglia. In base alle accuse, Arigoni, quale amministratore della Telefox, avrebbe simulato un fittizia operazione commerciale di produzione e vendita di carte abilitanti all’accesso a servizi internet a valore aggiunto denominate “Phuncards”. Arigoni con questa operazione, sempre con società residenti all’estero, vi avrebbe fatto transitare rilevantissime somme di denaro a loro volta provenienti da Fastweb, tramite Web Wizard. In base a questa ricostruzione la Fastweb “si procurava un ingente credito Iva e la evidenziazione in bilancio e nelle dichiarazioni dei redditi di elementi passivi fittizi”.

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