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Fra i cento film italiani da salvare primeggiano Fellini e Visconti

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I cento, o meglio 101 film italiani da salvare. Questa la difficile impresa di selezione in cui si è cimentata una commissione di esperti, rispondendo all’appello lanciato nel 2006 dalle Giornate degli Autori di Venezia. Guardando ai registi prevale su tutti Federico Fellini , con sette opere inserite in graduatoria. Il secondo posto è andato a Luchino Visconti, presente nella maxi-classifica con sei opere. Lo sceicco bianco (1952), I Vitelloni (’53), La strada (’54), Le notti di Cabiria (’57), La dolce vita (’60), Otto e mezzo (’63), Amarcord (’74), sono le pellicole irrinunciabili di Fellini. Mentre Visconti è stato selezionato per Ossessione (1943), La terra trema (’48), Bellissima (’51), Senso (’54), Rocco e i suoi fratelli (’60), Il Gattopardo (’63). Dopo di lui, Vittorio De Sica, con Sciuscià (1946), Ladri di biciclette (’48), Miracolo a Milano (’51), Umberto D (’52) e L’oro di Napoli (’54).  A pari merito, Francesco Rosi, che piazza in classifica I magliari (1959), Salvatore Giuliano (’62), Le mani sulla città (’63), Il caso Mattei (’72) e Cadaveri eccellenti (’76). Ex aequo con Rosi e De Sica, Mario Monicelli, con i suoi uardie e ladri (1951), Un eroe dei nostri tempi (’55), I soliti ignoti (’58), La grande guerra (’59) e Un borghese piccolo piccolo (’77). Dietro di lui, con quattro film, ci sono invece Roberto Rossellini (con Roma città aperta, Paisà, Stromboli ed Europa 51) e Dino Risi (Poveri ma belli, Una vita difficile, Il sorpasso, I mostri).

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