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Gentiloni sollecita la riforma del sistema radiotelevisivo

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Il ministro delle Comunicazioni, Paolo Gentiloni, in una lettera datata 10 gennaio ha scritto a tutti i capigruppo dell’Unione per sollecitare l’esame da parte della Camera dei Deputati della riforma del sistema radiotelevisivo. “La particolare urgenza, oltre che dai 15 mesi trascorsi dall’approvazione del ddl in Consiglio dei Ministri”, ha scritto il ministro, “ è dettata innanzitutto da ragioni di natura politica “. La riforma, prosegue la missiva, “costituisce uno degli impegni qualificanti della maggioranza e del governo. Più trascorre il tempo della legislatura e meno i cittadini che hanno votato per l’Unione sono disposti a comprendere l’assenza di tale riforma”. “Vi sono poi impellenti ragioni di ordine comunitario, visto che il Ddl è anche lo strumento per far fronte a due procedure di infrazione aperte dall’Unione contro lo stato italiano, uno sulle frequenze digitali, l’altra sulle regole della pubblicità”.  Per queste ragioni, conclude Gentiloni, “ogni ulteriore rinvio risulterebbe poco comprensibile. Confido nel tuo sostegno, nella prossima riunione della conferenza dei presidenti dei Gruppi, di portare il Ddl all’immediato esame dell’Aula della Camera”. “Spero che il ddl Gentiloni non passi mai: sarebbe esiziale per la nostra azienda” , è stato il commento di Fedele Confalonieri , presidente Mediaset ospite di “Niente di Personale”, il programma condotto su La 7 da Antonello Piroso. Se la riforma tv venisse approvata, ha detto ancora il presidente di Mediaset, l’ azienda “perderebbe 600-700 milioni di euro a causa della riduzione del tetto alla raccolta pubblicitaria , una rete (destinata a finire prima sul digitale), frequenza e la possibilità di fare il digitale, che rappresenta una bella alternativa a Sky. Senza contare i danni legati alla nuova disciplina delle telepromozioni”. In sintesi, ha concluso Confalonieri, “Mediaset perderebbe la possibilità di stare sul mercato in modo adeguato “.

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