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Gialappa’s Braccio armato del Governo Monti

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di Giorgio Bellocci Tranne rare eccezioni la pubblicità che vediamo in televisione è di una mediocrità assoluta. Un insulto all’intelligenza degli italiani. E dire che non si realizza con pochi soldi, bensì con investimenti di alto livello da parte di aziende e di agenzie creative (sigh!).   Si rafforza il sospetto che la pubblicità, come un’ideale porzione giornaliera di oppio, debba offrire sogni e consolazioni a spettatori rattristati e preoccupati per l’odierna situazione di precarietà generale. Così gli spot meno ipocriti risultano essere quelli dei beni di lusso (macchine in testa, anche se le sceneggiature con uomini selvaggi che tornano alla civiltà per guidare una BMW sono allucinanti): ci ricordano che la crisi riguarda una parte della popolazione italiana, certo non la sua globalità   Alcuni tra i testimonial vip sono funzionali al messaggio che si vuole veicolare perché recitano un ruolo in micro-sceneggiature simpatiche (Neri Marcorè, Aldo, Giovanni & Giacomo). In altri casi si sfiora il ridicolo: Antonio Banderas venuto a sbarcare il lunario con il Mulino Bianco, la patetica esibizione di atletismo sulle scale da parte di Stefania Sandrelli per lo yogurt Danone… E la lista sarebbe lunga.   Se poi uno pensa al passato da “arrabbiati” e da anticonformisti dei membri, è insopportabile la lunga partecipazione della Gialappa’s Band agli spot di Intesa SanPaolo, oggi tornati in auge: quelli dove si vuol far credere che le persone che lavorano in banca siano sempre solari e gentili, e che anche oggi ottenere un mutuo è facile. Effetto del governo Monti, quello delle banche appunto.

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