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Gli occhi tristi di Grillo in diretta tv

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di Giorgio Bellocci La cosa più bella dello storico passaggio di Beppe Grillo a Porta a porta è stato sicuramente il siparietto pre-puntata: il leader del Movimento 5 Stelle, messo intelligentemente a suo agio da Bruno Vespa, passeggia per lo studio visibilmente emozionato per il ritorno in Rai dopo oltre vent’anni. Un sentimento che svelerà anche nel corso dell’intervista. E’ bello quando la televisione cattura questi momenti, anche se personalmente mi è sembrato di cogliere pure un velo di tristezza nell’espressione di Grillo. Visto quanto sono rare le sue interviste (e i primi piani) rispetto alle riprese dei comizi o degli show, non è per nulla semplice catturare la malinconia, che poi è tipica dei grandi mattatori che fanno ridere: personalità complesse se non tormentate e autodistruttive, dal nostro Alighiero Noschese a Jim Carrey e Robin Williams, per rimanere intorno a Hollywood e dintorni. Solo per fare qualche nome tra i tanti.  Grillo, con le modalità criticate o apprezzate a seconda delle fazioni, si propone come uno che lotta per un mondo migliore, anche con una certa carica di utopia e demagogia. L’idea che mi sono fatto vedendolo da Vespa, osservando i suoi occhi, e che comunque lui non potrà mai godere a pieno di un mondo diverso o all’insegna della cosiddetta “ decrescita felice ” (con tanto di reddito di cittadinanza, ecc.). Per citare un’espressione evocata anche a  Porta a porta. La vita di Beppe Grillo, infatti, è radicalmente cambiata per le conseguenze dell’incidente automobilistico da lui causato, che nel dicembre del 1981 costò la vita a tre persone. La condanna fu di omicidio colposo, reato che vieta a Beppe di far parte del Parlamento. Per altro l’episodio è stato riesumato in queste ore da Silvio Berlusconi, con scarsissima eleganza e zero buon senso (il parallelo tra essere considerati entrambi dei pregiudicati).  Negli occhi di Grillo è evidente il turbamento per qualcosa che lo ha segnato a vita. Considerato che tutto l’iter processuale si concluse nel 1988 con la conferma della condanna da parte della Cassazione, si può ulteriormente comprendere come la sua carriera televisiva, fino a quel momento piuttosto importante, subì un brusco stop, con l’aggiunta delle celebri polemiche politiche contro Craxi. Posso pensare che la sua odierna famiglia (una compagna, tanti figli) rappresenti per lui un solido approdo per i momenti di depressione; sul versante pubblico credo che questo suo senso di inadeguatezza verso la vita reale (e il rifugio verso il web) siano al tempo stesso frutto del trauma vissuto e linfa per le battaglie di civiltà che egli intende portare avanti. 

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