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Google al torchio della privacy

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Alla Gran Bretagna non piacciono le norme di Google sul trattamento delle informazioni online, troppo labili e poco chiare. Un commissione parlamentare ha chiesto espressamente al governo di Londra di intimare al colosso internet di oscurare i risultati che violano la privacy degli utenti , mostrando dati sensibili a chiunque effettui una ricerca attraverso il motore di Mountain View. La compagnia dovrebbe rimuovere risultati e link sconvenienti non appena un utente o un’altra azienda segnalano una violazione delle norme sulla privacy, evitando così ingenti spese e procedimenti interminabili agli utenti medesimi. Google, nei mesi scorsi, ha invece declinato ogni responsabilità diretta sui risultati delle ricerche online, rifiutandosi di filtrare anticipatamente il processo di ricerca, con la giustificazione che così facendo metterebbe a rischio la libera circolazione delle notizie sul web e interromperebbe il flusso di informazioni che caratterizza la rete. In gioco, oltre a mere questioni di privacy, c’è dunque una diversa concezione di internet , che contrappone i sostenitori del web totalmente fluido (motori di ricerca e grandi attori dell’economia digitale) e quelli che invece vorrebbero regolamentare almeno in parte la distribuzione delle informazioni (i governi). Le istituzioni vogliono maggiore controllo sulla rete, provider e grandi marchi internet non vogliono responsabilità a riguardo. Gli utenti, nel frattempo, navigano a vista.

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