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Google alla guerra degli editori

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I media francesi contro BigG per risolvere un contenzioso vecchio quanto il web: la tutela dei diritti d’autore in rete, imponendo una tassa al motore di ricerca. Anche Berlino e Roma hanno pronta una proposta in tal senso, mentre il Brasile è già un passo avanti.     Una sorta di minaccia: trovate un’intesa da qui a fine anno. Altrimenti, ci penseremo noi. E’ in sostanza il messaggio inviato da François Hollande a Google, dopo averne incontrato nei giorni scorsi il presidente,Eric Schmidt, direttamente nelle stanze dell’Eliseo. Il motore di ricerca deve iniziare una trattativa vera e propria con gli editori francesi, che rivendicano una compensazione economica, dovuta all’utilizzo dei loro articoli, mandati in circolo da Google. Altrimenti sarà il governo francese a prendere l’iniziativa, con una legge. E un’imposta ad hoc da pagare. La polemica va avanti da mesi e nella battaglia gli editori francesi sono appoggiati dai colleghi italiani e tedeschi. Pretendono che Google paghi una tassa, una sorta di diritto d’autore, per gli articoli rilanciati dal motore di ricerca, in particolare attraverso Google news. Un’iniziativa simile esiste già in Germania, un progetto di legge, che attende di essere esaminato dal Parlamento. Come indicato da Nathalie Collin, presidente del gruppo Nouvel Observateur e alla guida dell’Ipg, l’associazione della stampa d’informazione politica e generalista, “le entrate pubblicitarie dei media online sono stagnanti e in molti casi si stanno riducendo. Chi deve mettere un annuncio, preferisce pagare il motore di ricerca, che dispone di un’offerta molto più specifica, per ogni tipo di utente, più che rivolgersi direttamente ai media”. Secondo le stime di Ipg il fatturato pubblicitario realizzato da Google in Francia ammonterebbe a 1,2 miliardi di euro contro neanche 200 milioni per la stampa online. “Ogni visitatore – secondo la Collin – permette in Francia a Google di incassare tra i 40 e i 50 euro all’anno”   Mountain View, da parte sua, ribatte alle accuse. I dirigenti di Google ritengono che proprio l’indicizzazione degli articoli spinga nuovi visitatori verso i siti d’informazione. E permetta loro di sviluppare nuovi ricavi pubblicitari. Google stima a oltre quattro miliardi i clic generati ogni mese sui siti dei diversi gruppi editoriali a livello mondiale. Per il gruppo americano “esigere da Google una remunerazione perché il suo motore di ricerca sposta lettori verso i siti d’informazione è come pretendere da un taxi che trasporta il cliente di un ristorante di pagare una certa somma a quest’ultimo”. La minaccia di Google? Smettere di indicizzare gli articoli dei media francesi, come già sta facendo per quelli brasiliani, dopo una bagarre simile. Dopo aver incontrato Schmidt, il presidente di Google, Hollande ha reso pubblico un comunicato nel quale ammette “di aver spiegato al suo interlocutore che lo sviluppo dell’economia digitale richiede un adattamento della fiscalità”. “Il presidente – continua la nota – si augura che dei negoziati possano iniziare rapidamente e concludersi da qui alla fine dell’anno tra Google e gli editori”. E, “se necessario, una legge sarà approvata, sul modello del progetto tedesco”.    I media francesi non sono i soli a guardare a Google con questo nuovo atteggiamento. Sono infatti in buona compagnia degli editori tedeschi e italiani. Il Germania già esiste una bozza di legge ribattezzata la Google Tax, che se approvata riconoscerebbe una percentuale degli introiti dei motori di ricerca ai media dovuta in ragione di un diritto d’autore specifico a carico dei ‘soggetti del web’. Dal canto suo, per l’Italia, la Federazione italiana editori giornali fa sapere, dopo un incontro con i colleghi francesi e tedeschi, di aver deciso di intraprendere un’azione congiunta: “per la promozione e la tutela dei contenuti editoriali online” grazie all’inserimento, “nell’attuale quadro normativo dei rispettivi Paesi, di una disciplina che definisca un sistema di diritti di proprietà intellettuale idoneo ad incoraggiare su internet forme di cooperazione virtuosa tra i titolari di diritti sui contenuti editoriali e gli operatori dell’industria digitale (in primo luogo, i motori di ricerca)”. Premessa per arrivare al sodo: “il riconoscimento agli editori di uno specifico diritto d’autore connesso alle attività di indicizzazione effettuate dai motori di ricerca”. Il tentativo francese di tassare il colosso di Mountain View non è il primo: c’aveva già provato, con scarsi risultati, la stampa brasiliana. Il risultato: 154 giornali, corrispondenti a niente meno che il 90% della copertura nazionale, ha lasciato Google News per orientarsi verso forme di consultazione a pagamento sulla formala del paywall. Alcuni contenuti liberamente visibili, altri no, con accessi gratis limitati. Insomma diritto d’autore o libertà del web? La battaglia è ancora lunga, un accordo forse ancora possibile.    

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