Fin dalla nascita, Google+ si è distinto nella lotta ai profili anonimi o coperti da nomi fasulli . Le regole di servizio sono chiare e piuttosto severe nel disincentivare l’uso di false identità: ” Google considera il collegamento tra persone sul web come il collegamento tra le persone nel mondo reale. Per questo motivo, è importante utilizzare il proprio nome comune ” è spiegato nella pagina sulle norme che regolano la creazione della propria identità digitale. Nello stesso momento in cui il motore di ricerca combatte l’anonimato provvede anche a brevettarlo. Risulterebbe infatti, nel registro statunitense dei brevetti, che BigG abbia inventato un sistema per la creazione e gestione di più alias all’interno dei social network , per proteggere l’utenza dal rischio di stalking o furto di identità Si chiama Social computing personas for protecting identity in online social interactions e, secondo quanto si legge nella sintetica descrizione del registro, ” utilizza un account engine per ricevere informazioni per una pluralità di identità e per associare le informazioni delle diverse identità a un account”.
Google rifiuta l’anonimato, ma lo brevetta

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