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Grilli nella dieta mediterranea? Gli Italiani non apprezzano

Un grillo domestico

Un grillo domestico

Mentre l’Ue autorizza la polvere di grillo in pane, pizza, grissini e biscotti, le associazioni di categoria italiane si oppongono a suon di statistiche.

 

L’alimentazione è uno dei temi cruciali di questi anni Venti, con la popolazione mondiale che ha superato gli 8 miliardi di persone e la questione ambientale che non lascia spazio a tentennamenti. Così, l’Unione europea ha dato il via libera all’immissione anche sul mercato Ue di alimenti a base Acheta domesticus, il grillo domestico, in polvere parzialmente sgrassata. La commercializzazione di insetti a scopo alimentare è resa possibile in Europa dall’entrata in vigore, dal primo gennaio 2018, del regolamento Ue sui “novel food” che permette di riconoscere gli insetti interi sia come nuovi alimenti, sia come prodotti tradizionali da paesi terzi.

C’è chi dice no

Secondo un’indagine di Coldiretti, però, la maggioranza (54%) degli Italiani non porterebbe mai a tavola gli insetti, considerati estranei alla cultura alimentare nazionale; il 24% si dice invece propenso, il 16% indifferente e il 6% non si esprime. Stando all’associazione dei coltivatori diretti l’ultima richiesta, in ordine di tempo, è stata quella della società vietnamita Cricket One Co. Ltd in merito all’uso della polvere parzialmente sgrassata ottenuta di grillo (in inglese cricket, appunto) in un’enorme quantità di prodotti come pane, panini multicereali, cracker, grissini, barrette energetiche, premiscele secche per prodotti da forno, biscotti, salse, bevande alcoliche come la birra… e persino nella pizza!

 

Oltre a larva gialla della farina e a Locusta migratoria, l’Ue autorizza ora anche l’utilizzo della farina di grillo domestico

Insetti indigesti

Oltre ai grilli domestici, al momento l’Unione ha autorizzato la vendita come cibo della larva gialla della farina (Tenebrio molitor) e della locusta migratoria, sollevando – secondo Coldiretti – una serie di interrogativi sanitari e salutistici in merito a provenienza e tracciabilità, “considerato che la maggior parte dei nuovi prodotti proviene da Paesi extra Ue, come il Vietnam, la Thailandia o la Cina, da anni ai vertici delle classifiche per numero di allarmi alimentari”. Secondo Filiera Italia, invece, gli insetti possono rientrare in una proposta esotica, ma non certo essere presentati come più sostenibili della nostra dieta: “Si tratta di affermazioni false – afferma il consigliere delegato Luigi Scordamaglia – perché la dieta italiana non è solo di qualità ma anche a basso impatto ambientale, rispetto ad altri paesi sia europei, sia extraeeuropei”.  Inoltre, prosegue, “molti insetti contengono numerosi elementi anti-nutritivi che ostacolano il normale assorbimento dei nutrienti, mentre non mancano rischi di intossicazione per la presenza di contaminanti, come avvenne nel 2007 in California per consumo di cavallette importate dal Messico”.

di Daniela Faggion

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