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Gubitosi alla rivoluzione Rai

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Sono passati 35 anni dal giorno in cui nacquero all’interno del servizio pubblico radiotelevisivo il Tgr e il Tg3 completando così l’assetto delle testate Rai. Ma per d irettore generale Luigi Gubitosi nonostante il cambiamento mediatico epocale l’azienda è rimasta ferma al quel modello “ in uno schema senza concorrenza e con il web inesistente”. La rivoluzione di Viale Mazzini condotta da Gubitosi e anticipata da l’Espresso riguarda la riorganizzazione dell’area editoriale e prevede due super-redazioni per l’informazione Rai, meno direttori di Tg, meno poltrone, ma più sinergie. Una Rai modello Bbc quella contenuta nel piano del direttore generale che per la sua riuscita si è detto pronto a tutto: se il piano venisse bloccato, “dovrò prenderne atto” , ha detto il Dg al settimanale, il quale ha aggiunto che il piano sta già scatenando tensioni in viale Mazzini. La rivoluzione di viale Mazzini avverrà in due fasi: “La prima si dovrà realizzare tra il 2015 e il 2016. Prevede la nascita di due newsroom. La numero 1 sarà composta dall’accorpamento di Tg1, Tg2 più Rai Parlamento. La 2 sarà formata da Tg3 più Rai News più Tgr e Ciss, meteo e Web. Newsroom 1 sarà generalista e avrà anche un canale istituzionale. Newsroom 2 porterà un’evoluzione dell’all news integrando offerta nazionale, internazionale e locale. Con Newsroom 2 otteniamo un risparmio immediato. Rai News che doveva sostituire la sua digitalizzazione di prima generazione, ora potrà usare quella di ultima di Rai 3 senza costi aggiuntivi. L’ obiettivo è sfruttare i punti di forza che abbiamo utilizzando un unico standard produttivo. Saranno due grandi accorpamenti ma apparentemente non cambierà nulla” , ha spiegato Gubitosi. Nessuno stravolgimento sarà intuito però dai telespettatori. “ Chi guarda il Tg1 delle 20 continuerà a vedere il logo e i conduttori abituali che sono caratterizzanti. Così il Tg2. Ma le due redazioni saranno state unificate. A differenziare l’offerta saranno i vice direttori, i coordinatori di impaginazione ed editoriali e i conduttori, tutti dissimili da una testata all’ altro”, ha spiegato Gubitosi. Oltre alla riorganizzazione delle testate per la riuscita del piano auspica “la condivisione a livello giornalistico, tecnico e sindacale. Anche perché bisognerà rivedere una serie di figure professionali” . Vinicio Peluffo, capogruppo Pd in Vigilanza Rai ha invitato il direttore generale a “illustrare quanto prima il piano di riorganizzazione dell’ informazione Rai in commissione di Vigilanza, in quanto sede istituzionale naturale per trattare di informazione”. Ma il piano ha già suscitato le critiche dell’Usigrai , il sindacato dei giornalisti Rai. “Partiamo decisamente col piede sbagliato – afferma l’ esecutivo del sindacato -. A poche ore dalla presentazione al CdA e ai sindacati, il Direttore generale anticipa le linee guida di riforma a un settimanale, che ne rilancia i contenuti. Pessimo modo di intendere le relazioni sindacali. E anche il ruolo dei consiglieri di amministrazione. Il timore è che questo riveli la vera intenzione del Dg: una operazione di immagine e nient’altro” . I l consiglio d’amministrazione della tv di Stato ha approvato ” a larga maggioranza” le linee guida per la riforma illustrate dal direttore generale Gubitosi. E con la Rai si appresta a voltar pagina anche Ray Way, la società pubblica delle infrastrutture e impianti per la diffusione del segnale della tv pubblica. La società si sta preparando per la quotazione in borsa attesa per questo novembre e alla cessione di una parte delle quote. Obiettivo la valorizzazione di un asset strategico per la Rai, che potrebbe prevedere anche il coinvolgimento delle torri nel mercato mobile in continua espansione. Bianca Berlinguer , dal 2009 direttore del Tg3 , la proposta non piace e non lo lascia solo intendere. Alla giornalista la proposta non piace: due grandi newsroom per snellire quantità e qualità dell’informazione Rai. Intervistata dal Corriere della Sera , Bianca Berlinguer ha al riguardo un indirizzo di precisione: la riforma va fatta, sarebbero le modalità pensate dai vertici a non convincere del tutto gli addetti ai lavori. “ La prospettiva peggiore per la Rai è l’immobilismo. Meglio un piano, anche discutibile, che il vuoto. Mi auguro si affronti nel complesso e seriamente il senso del mandato al quale deve risponde il servizio pubblico. La Rai deve ripensarsi radicalmente ”. “ Nella mia ottica, lo ripeto, va ridiscusso tutto. Anche il Tg3 così come gli altri Tg. So bene che il nostro telegiornale è quello che corre il rischio maggiore di perdere fisionomia e identità, proprio perché inglobato in un modello di informazione così diverso come quello delle attuali all news ”.

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