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Hacker contro pacemaker. Storia vecchia

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La notizia sta facendo il giro del mondo, e non è una notizia. Ricercatori dell’Università di Harward hanno scoperto che i pacemaker , cioè gli stimolatori per il cuore intracorporei, possono essere oggetto di un attacco informatico. Non hanno fatto un grande sforzo, perché da quasi dieci anni questi apparecchi sono collegabili con sistemi di monitoraggio e controllo esterni, per evitare che per ogni regolazione sia necessario aprire il paziente. Una volta si faceva con un telecomando a cavo, ora, ma da dieci anni appunto, si fa con telecomandi wireless. Ad Harvard hanno semplicemente fatto 1 + 1: tecnologia wireless + microprocessore che controlla il dispositivo= possibile pirata informatico. Lo scenario è inquietante e poco verosimile, adatto a un bel telefilm . Pensate che bella la trama in cui la vittima viene colpita da un killer che con una parabola altera i parametri di funzionamento del pacemaker mandando un segnale radio. Ma non è poi necessario essere così sofisticati. Se si vuole mandare in panne uno stimolatore cardiaco ci sono sistemi molto più semplici, per questo ogni tanto vanno in panne da soli. La ricerca su questi apparecchi, che concettualmente sono abbastanza semplici, punta proprio a rendere meno sensibile alla vita quotidiana l’apparato vittima di alcuni tipi di metal detector, ponti radio dei cellulari, tralicci dell’alta tensione. Fa un po’ sorridere che i tecnici di Harvard, come riportano le agenzie, siano ” stati capaci di riprogrammare dall’esterno il chip, spingendolo a comportarsi in modo tale da far battere il cuore in modo ‘selvaggio’, ma anche spegnendo l’apparecchio, o spingendolo a liberare scosse elettriche abbastanza potenti da uccidere un eventuale paziente”. Quasi tutti i pacemaker sono dei ricevitori dotati di un telecomando . Basta trovare il telecomando giusto e accade quello che chiunque può fare con la Tv del vicino: alzargli il volume. Il problema sta nel trovare il codice giusto, che nel caso del pacemaker è pure piuttosto sofisticato. Insomma, ci sentiamo di tranquillizzare i portatori di stimolatori cardiaci : molto più facile essere centrati da un satellite spia che cade sulla terra piuttosto che trovare qualcuno che molesta il vostro pacemaker. Con buona pace anche dei ricercatori di Harvard.  Una postilla curiosa: in Iran lo scorso mese hanno annunciato un pacemaker con una pila atomica capace di farlo funzionare per 50 anni. Se il programma nucleare di Teheran è questo forse conviene lasciarglielo fare.

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