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I giovani senza studio e lavoro in Italia superano i due milioni

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In Europa solo la Romania fa peggio a livello di neet: giovani “Not in Education, Employment or Training”

“Non studio, non lavoro, non guardo la TV, non vado al cinema, non faccio sport”
Cantavano così i CCCP nel 1986, a metà di un decennio in cui si viveva ancora di certezze granitiche: lavorare o studiare, qualcosa nella vita si doveva pur fare e suonava dunque straniante dichiarare il contrario. Chissà se gli artisti del mitico gruppo musicale avrebbero mai pensato che il loro ritornello (o almeno la prima parte di esso) sarebbe diventato, quarant’anni dopo, lo specchio di una fetta del Paese.

Nel 2024 sono stati oltre due milioni gli Italiani “neet”, quelli fra i 15 e i 34 anni che non avevano né un impegno scolastico, né un lavoro, e soprattutto che non li cercavano nemmeno. Tecnicamente si chiamano Neet, cioè “Not in Education, Employment or Training” (letteralmente “né a scuola, né al lavoro, né in formazione”) e fanno viaggiare l’Italia nelle posizioni più alte della triste classifica. Nella fascia 15-29 anni, in particolare, sono il 15,2%, a fronte di una media europea dell’11%. Peggio di noi solo i giovani rumeni, neet nel 19,4% dei casi. Da notare che l’obiettivo europeo per il 2030 è di scendere al 9%.

Per affrontare l’emergenza, che ha importanti ripercussioni su tutto il sistema produttivo e contributivo del Paese, è nato il progetto Dedalo: si tratta di un osservatorio permanente promosso dalla Fondazione GiGroup in collaborazione con l’Osservatorio Giovani dell’Istituto Toniolo, ZeroNeet di Fondazione Cariplo e la Fondazione Compagnia di San Paolo. L’obiettivo è quello di monitorare il fenomeno in modo costante attraverso una piattaforma dedicata, così da sviluppare strategie efficaci.

Purtroppo anche in relazione a questo tema la distinzione in base al genere peggiora con il passare degli anni. Se nella fascia 15-19 anni – rivela lo studio del progetto Dedalo – la percentuale di neet è quasi equamente suddivisa fra maschi e femmine, con l’aumentare dell’età aumenta anche la differenza fra i due sessi che arriva quasi al doppio nella fascia 30-34,, quando si comincia a mettere su famiglia: le donne «neet» sono il 31,5%, i neet uomini sono il 15,2%.

di Daniela Faggion

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