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I governi chiedono, Facebook risponde

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Facebook ha pubblicato un documento che riassume i suoi rapporti con i governi di tutto il mondo , da cui riceve costanti richieste di accesso ai dati degli utenti e a cui risponde con niet o assensi. Per la prima volta, il social network svela alcuni dei suoi affari interni. Nei primi sei mesi del 2013, in Italia sono state circa 1.700 le richieste da parte delle forze dell’ordine di informazioni sugli iscritti. Nel 53% dei casi, Facebook ha concesso i dati, mentre per il restante 47% ha scelto di non collaborare. Cifre simili per Gran Bretagna, Francia e Germania. Gli Stati Uniti sono invece il Paese più spione, con circa 12mila richieste riguardanti 20mila persone: il sito in blu nel 70% dei casi ha ceduto al volere di Washington.  Nel complesso, la compagnia californiana ha concesso ai governi i dati di 38mila utenti : “ La maggior parte delle richieste riguarda casi penali, come furti, rapine o sequestri di persona. In molti casi, le richieste hanno come oggetto informazioni relative al servizio, come ad esempio il nome dell’utente e la durata del suo rapporto con Facebook – dicono i responsabili del social network – . Altre richieste possono riguardare dati come gli indirizzi IP o i contenuti dell’account”.  L’operazione trasparenza ha ancora diversi angoli bui, ma dopo lo scandalo Prism, Facebook e le altre web company non possono permettersi altri passi falsi.

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