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I social media si fanno strumenti di giornalismo

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L’utilizzo dei social media da parte dei giornalisti, come fonte e mezzo per il loro lavoro, è ormai pratica diffusa e quotidiana. Secondo Il Network internazionale dei giornalisti, le applicazioni 2.0 più sfruttate dai reporter di tutto il mondo sono cinque. Innanzitutto, RebelMouse , un aggregatore di social network che, attraverso l’inserimento di parole chiave, permette di fare ricerche incrociate su Twitter, Facebook, Instagram, YouTube, Google+, LinkedIn e Tumblr. Testate celebri come The Guardian e Al Jazeera hanno dedicato un angolo dei loro siti web ai risultati più interessanti dati dall’utilizzo di RebelMouse. Ottimi riscontri anche per  Storyful Multisearch , che offre funzionalità simili e permette di ricevere una scheda diversa per ogni contenuto ricercato, a seconda dei diversi social da cui proviene (Facebook però non è supportato). Geofeedia si concentra invece sui commenti in diretta, ovvero a evento in corso e a notizia calda, raccogliendo i post su Fb, i tweet, i video volanti di YouTube e le foto apparse su Flickr, localizzando l’origine del materiale (grazie a servizi come Foursquare). Si chiude con Topsy , che permette di setacciare tutti, ma proprio tutti, i messaggi postati su Twitter dalla sua fondazione a oggi, classificandoli secondo contenuto, numero di re-tweet e altro ancora.  Oltre a modificare sensibilmente la distribuzione dei contenuti giornalistici, i social media hanno così radicalmente cambiato le tecniche di una professione che non può fare a meno dell’interattività e della compartecipazione del web.

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