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I Winklevoss a Wall Street, con Bitcoin

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La moneta digitale Bitcoin potrebbe presto arrivare in Borsa, grazie all’interessamento dei fratelli Winklevoss , resi celebri dalla diatriba con Mark Zuckerberg, che accusarono di aver rubato loro l’idea per lo sviluppo di Facebook (la causa fu risolta con un patteggiamento multimilionario). I ricchi gemelli del New England, dopo aver creato uno dei primi fondi di investimento su Bitcoin, vorrebbero quotare la valuta al Nasdaq , indice tecnologico di Wall Street: l’obiettivo dell’offerta pubblica d’acquisto sarà la vendita di 1 milioni di titoli del Winklevoss Bitcoin Trust, ciascuna al prezzo di un quinto di bitcoin (al momento circa 90 dollari per azione).  L’operazione non è priva di rischi : negli ultimi mesi, dopo una crescita portentosa (fino a 1.200 dollari per Bitcoin) e forti speculazioni per tutto il 2013, la moneta ha subito una forte svalutazione e un numero imprecisato di attacchi hacker che ne hanno messo in luce le carenze in fatto di sicurezza. La Sec, che regola le attività dei mercati azionari statunitensi, ha avvertito gli investitori del pericolo di frodi e del possibile flop dell’impresa.  Ma i Winklevoss sembrano sicuri di sé e i possibili seguaci hanno capitali in abbondanza per perdere qualche dollaro . Il fine è dare visibilità e autorevolezza alla nuova valuta: più viene riconosciuta, più chi la maneggia guadagna. Equazione semplice e, a patto di sopportare gli alti e bassi della finanza digitale, redditizia per i milionari d’America.

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