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ICT IN CADUTA LIBERA NEL 2005

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Il settore dell’Information & Communication Techonolgy italiano èin fase di stagnazione generalizzata. Parola di Aitech-AssinformL’Information & Communication Technology in Italia va al rallentatore. Il grido d’allarme arriva da Aitech-Assinform, l’associazione di Confindustria che riunisce le imprese informatiche e di tlc italiane. Ennio Lucarelli, presidente di Aitech-Assinform, non usa mezze parole per descrivere la crisi del settore: “Una stagnazione generalizzata della domanda d’innovazione nel paese, che registra anche veri e propri crolli settoriali, è alla base della crisi di mercato che vive oggi l’Information & Communication Technology italiana, con conseguenti difficoltà competitive per l’intera economia – spiega -. E’ una situazione che desta profonda preoccupazione avvenendo in assoluta controtendenza con i nuovi trend della ripresa mondiale, che vedono l’innovazione tecnologica e le infrastrutture Ict al centro di ogni strategia di crescita economica”. Le cifre contenute nel Rapporto Assinform 2006 parlano chiaro: il volume del fatturato prodotto nel 2005 dal mercato aggregato (informatica + telecomunicazioni) è di 62.611 milioni di euro, con un incremento del 2,3% rispetto all’anno precedente, pari a quasi due punti in meno rispetto al mercato europeo e quattro in meno rispetto a quello mondiale.Le note più dolenti arrivano dal settore It. Il ritardo che scontano i servizi informatici rispetto ai paesi nostri diretti concorrenti è grande: 0,9% di crescita (2004/2005) contro una media europea del 3,5% e contro un tasso di sviluppo del 5,3% del mercato Usa e del 7,8% dei paesi asiatici. Questi dati negativi sono l’effetto della modesta propensione all’investimento delle imprese, e in particolare di quelle minori (meno di 50 addetti) che esprimono una domanda pari a 3.464 milioni e in calo dell’1,4% sul 2004. Solo la domanda delle famiglie, pari a 878 milioni, è cresciuta del 6,3% dopo il +4,4% segnato nel 2004. E’ invece aumentata di poco la domanda delle medie e delle grandi imprese, cresciute rispettivamente dell’1,7% a 4.594 milioni e dello 0,9% a 10.560 milioni. Male anche la domanda della Pubblica amministrazione centrale, che fa segnare un calo dell’1%. Nell’ultimo triennio (2002-2004) il decremento negli investimenti It nella Pa centrale è stato di oltre il 12% con un calo superiore al 35% nella spesa It per le amministrazioni centrali dello Stato.Va meglio la Pubblica amministrazione locale che fa segnare un incremento del 3,3%, trainata soprattutto dalle società cosiddette “in house”, che quotano il 40% del mercato It della Pa locale e che sono cresciute di oltre il 4% rispetto all’anno precedente. Per quanto riguarda l’offerta, va bene l’hardware (sistemi, stampanti e periferiche) che registra vendite a 5.278 milioni, in crescita del 3%. Le vendite di Pc (4.323.200 unità) sono cresciute del 19,4% in unità e del 5,3% in valore. La componente del software e dei servizi, quella più importante ai fini dell’innovazione e dell’attività delle imprese nazionali, è rimasta praticamente stabile risultando pari a 13,334 milioni con una leggera crescita dello 0,4%, mentre quella dei servizi di assistenza tecnica ha proseguito nel suo trend di declino (883 milioni, -3,5%). “Questa situazione è il risultato della carenza cronica di cui soffre il nostro paese, di una strategia di sostegno all’innovazione tecnologica agganciata alle politiche per lo sviluppo e la competitività – afferma il presidente -. Carenza che ha penalizzato soprattutto i segmenti più deboli nel mercato globale e di più complesso intervento, come le piccole imprese che costituiscono la maggior parte del nostro sistema produttivo e la Pubblica amministrazione, che deve essere modernizzata al suo interno e rinnovata attraverso lo sviluppo di grandi progetti-paese. La governance italiana ha mancato al ruolo centrale, che svolge in altri paesi avanzati, di stimolo per lo sviluppo di un’offerta di servizi innovativi concorrenziale e competitiva, personalizzata alle esigenze nazionali”.L’altro grande comparto dell’Ict, quello delle telecomunicazioni (apparati, terminali e servizi per reti fisse e mobili), ha generato in Italia nel corso del 2005 un business di 43.115 milioni, in aumento del 3% sul 2004, al di sotto della media europea attestata al 5%. In particolare, le telecomunicazioni mobili hanno generato una domanda complessiva (apparati, servizi e terminali) di 22.625 milioni, in crescita del 3,6% (+5,5% nel 2004). Le tlc fisse hanno raggiunto quota 20.490 milioni, in crescita del 2,4%. Le linee mobili sono cresciute del 15%, superando i 72 milioni per 44 milioni di utenti (+4%), pari a quasi il 78% della popolazione censita. Sul fronte dei servizi sono in calo quelli di fonia (voce) sia in ambito fisso (-1,1%) sia mobile (-1,6%), ma sul fronte dei servizi a valore aggiunto il segno è positivo: +28,8% nel mobile e +21% per la connessioni internet su rete fissa. Le connessioni internet a banda larga – Adsl e in fibra ottica – sono risultate pari a quasi 6,8 milioni (+52,4% sull’anno precedente) e la digital Tv (digitale terrestre, satellitare e IP-Tv, a pagamento e non) risultava interessare 7,5 milioni di famiglie a fine 2005.Per uscire dalla stagnazione per Lucarelli è essenziale promuovere l’inversione della tendenza, tutta italiana, di allontanamento dall’economia dell’innovazione, che sarà possibile “solo se diventerà una priorità assoluta nell’agenda del nuovo governo, al quale spetterà il compito di attuare una politica capace di qualificare la domanda di Ict, per rafforzare e stimolare l’offerta. Come già si sta verificando in altri paesi quali Francia, Gran Bretagna o Irlanda, la crescita di una domanda qualificata di infrastrutture e servizi innovativi va considerata uno dei più importanti strumenti di modernizzazione e di ripresa di competitività del paese – conclude -. Una domanda qualificata in innovazione, infatti, porterà i produttori a studiare nuovi prodotti e servizi, capaci di offrire soluzioni altrettanto qualificate per le specifiche esigenze italiane, come lo sviluppo della logistica, il rilancio del turismo, la semplificazione e l’efficienza della macchina pubblica, la protezione dell’ambiente”.• Paola Giudiceandrea

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