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Il cinema italiano prova a crescere nella crisi

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Quasi incredibilmente, i numeri del cinema in Italia nel 2013 hanno dato segnali di ripresa . Nonostante la crisi economica perduri, come dimostra il calo del 27% degli investimenti nel settore, scesi a 358 milioni di euro, l’intero comparto ha incrementato gli incassi e gli spettatori rispetto al 2012, anno che sembrava segnare il declino definitivo del cinema tricolore. Se da una parte è diminuito il budget medio dei film totalmente italiani (1,7 milioni di euro), sono aumentate le pellicole a basso e bassissimo costo . C’è fermento, anche se mancano i capitali, come si nota nella produzione, spesso carente di cura, e nella distribuzione, il più delle volte latitante, che non permette ai titoli di rimanere in sala più di un fine settimana e solo nelle grandi città.  Però i numeri snocciolati dal rapporto compilato in coppia da Anica e Mibact mostrano anche una  lieve ripresa degli introiti, con un bilancio al botteghino di 618,3 milioni di euro (+1,4% rispetto al 2012), dovuta all’ aumento degli spettatori, arrivati a 97,4 milioni (+6,6%).  Se l’industria soffre, gli spettatori hanno ripreso a frequentare le sale , dopo il drastico calo di presenze e incassi tra il 2011 e il 2012 (quando i biglietti strappati furono 91,4 milioni e gli introiti 609,5 milioni). Cattive nuove vengono dalle reti televisive, che trasmettono meno film rispetto al passato, con un catalogo italiano incentrato soprattutto sui vecchi titoli (1950-1979). L’attesa per le piattaforme digitali Mediaset, Sky e in futuro Rai, ma anche online con Google, Amazon e Apple, si fa sempre più pressante. Il futuro del cinema è (anche) sul web.

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