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Il copyright si adatta al digitale

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La Creative Commons ha proposto uno schema “open-source” di licenze flessibili per la protezione della libertà intellettuale. La versione 3.0 propone inoltre un doppio formato, uno dedicato agli Stati Uniti e uno con valenza internazionale.  Le Creative Commons sono nate nel 2001 su iniziativa di un docente di diritto d’autore della Stanford Law School, Lawrence Lessing. L’obiettivo è quello di fornire un modello di copyright adatto ai problemi di condivisione posti dalle nuove tecnologie digitali.  Una possibilità offerta dalle licenze Creative Commons è quella di rendere possibile la condivisione legale su internet . In Italia l’associazione è attiva dal dicembre del 2004 e si occupa dell’adattamento dello schema di licenze al quadro legislativo italiano. Il coordinatore delle Creative Commons italiano è Juan Carlos De Martins, che ha specificato che le licenze CC saranno sempre incompatibili con qualsiasi forma di Digital Right Management (Drm).  “Fino a oggi le licenze vietavano di aggiungere un controllo tecnologico all’opera. Abbiamo deciso, dopo un lungo ragionamento, di mantenere il divieto. I ragazzi di Debian (una distribuzione di Linux) proponevano di lasciare all’autore la possibilità di inserire i drm a patto di distribuire parallelamente una versione senza protezioni. Ma ci è sembrato un procedimento macchinoso”, ha precisato De Martins.

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