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Il falso made in Italy ci costa 60 miliardi l’anno

E’ quanto emerge dal rapporto realizzato da The European House – Ambrosetti e Ismea: eliminando il mercato dei prodotti tipici italiani imitati il valore del nostro export agroalimentare potrebbe raddoppiare, da quasi 59 a 119 miliardi di euro.

L’anno scorso questo fenomeno nel mondo ha comportato una spesa del valore di 91 miliardi di euro, di cui ben 60 riguardano consumatori stranieri ingannati, realmente convinti di acquistare prodotti made in Italy.

Sugli scaffali dei supermercati esteri è facile trovare prodotti dall’Italian sounding, che utilizzano denominazioni, riferimenti geografici, immagini, combinazioni cromatiche e marchi che evocano l’Italia su etichette e confezioni. Tra i prodotti più imitati troviamo il parmigiano reggiano, la mozzarella di bufala e il Prosecco

Varie le armi a disposizione della filiera agroalimentare italiana  per difendere il proprio mercato e soprattutto il consumatore ignaro: aumentare la consapevolezza sulla qualità del made in Italy, adottare soluzioni che consentano la tracciabilità dei prodotti, avviare un processo di internazionalizzazione della filiera della distribuzione italiana.

La filiera agroalimentare è un settore cruciale per la competitività del Paese, che ha saputo dimostrarsi vivace e resistente anche rispetto al contesto di crisi vissuto negli ultimi anni, ma che corre grossi rischi dovuti a una concorrenza sleale e spesso senza scrupoli. Guardando alla proiezione internazionale e al successo del Made in Italy agroalimentare nel mondo, nel 2022 le esportazioni hanno raggiunto lo storico record di 58,8 mld di euro, con una crescita media annua del +6,5% dal 2010.

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