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Il futuro dell’informazione secondo Google

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Editoria e internet. Giornali cartacei ed edizioni online. Il futuro delle news sembra giocarsi in queste antinomie, che fino a oggi non hanno trovato il giusto equilibrio né il modo di garantire giornalismo di qualità e introiti sufficienti agli editori. Google , parte attiva di questo processo di smaterializzazione della notizia con il suo servizio ‘News’, il più noto aggregatore di articoli del web , prova a tracciare una strada alternativa a quelle sinora percorse dagli editori online. La casa di Moutain View sta sviluppando un sistema di micropagamenti pensato appositamente per l’industria dell’informazione. Dovrebbe essere un’estensione del già esistente ‘Google Checkout ’, finalizzato però al pagamento dei contenuti. ‘Checkout’ è un servizio per i pagamenti online, simile al più celebre PayPal (controllata da eBay, concorrente di Big G). A partire dal prossimo anno, tale servizio sarà a disposizione di tutti gli editori, anche per le testate che non sfruttano i servizi pubblicitari del motore di ricerca. L’idea di Google è quella di dar vita a una sorta di ‘piattaforma di contenuti premium’ , garantendo ai sottoscriventi (che potranno avvalersi di diverse modalità di pagamento) un abbonamento a  magazine e quotidiani scelti, oltre all’accesso alla ricerca. A ispirare i tecnici della compagnia californiana potrebbe essere stata Apple, che ha sviluppato efficaci sistemi di micropagamento con iTunes e AppStore. “Siamo convinti che un web più aperto possa tornare utile sia agli utenti che agli editori. Ad ogni modo ‘aperto’ non vuol dire ‘gratuito’” fanno sapere da Mountain View. I progetti di Google nel campo dell’informazione online possono essere letti in molti modi : potrebbe essere un primo passo per sedare i conflitti con gli editori, che da tempo l’accusano di sfruttare il loro lavoro (con l’aggregatore ‘News’, appunto) per poi monopolizzare il campo delle notizie sul web; oppure potrebbe essere un’ulteriore aggiornamento delle strategie di Google, interessata a incrementare il business nel settore dell’informazione.  Perché, se davvero il giornalismo in rete si evolverà secondo le previsioni di Rupert Murdoch (che ha annunciato la virata ‘a pagamento’ – tramite microtransazioni di pochi centesimi – per la versione web del Wall Street Journal e di Economist) Big G vuole essere pronta al cambiamento.

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