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IL LATO OSCURO DEL “GRANDE FRATELLO”

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Ci sono dei buoni motivi per parlare in termini elogiativi della nuova edizione del “Grande Fratello”: dalla composizione del cast al tentativo di introdurre qualche elemento di novità, passando per il condizionamento esercitato su altri programmi (segno di un certo “potere”). Gli ascolti sono ottimi, anche se “Don Matteo”, la miniserie di Raiuno con Terence Hill, si difende bene, specie nel confronto sulla prima ora di programmazione (vedi tabella). Su questi aspetti torneremo presto, ma oggi vogliamo sottolineare ciò che non ci piace del reality. Come per esempio le rivelazioni, vere o presunte, che investono il privato dei partecipanti e che vengono convogliate ad hoc nel circuito mediatico dai responsabili della produzione con la sapiente complicità dell’ufficio stampa. Dopo il solito trito tam-tam sulla possibile presenza nel cast di un sacerdote o di un concorrente dichiaratamente omosessuale (“rumours” che poi non hanno trovato conferma) è invece spuntato fuori il venticinquenne Augusto De Megni, già noto alle cronache, suo malgrado, come vittima di uno dei più odiosi casi di sequestro di persona dei primi anni ‘90. Intendiamoci: il ragazzo aveva pieno diritto a avanzare senza condizionamenti la sua candidatura, piccolo ma tangibile segnale di un ritorno a una meritata normalità dopo il trauma subito durante l’infanzia. Ma pensiamo che Augusto, in concerto con la sua famiglia, avrebbe dovuto imporre a Mediaset, nell’ambito della comunicazione, il silenzio sull’episodio. Una sorta di clausola di “normalità” che avrebbe lasciato alla memoria di cronisti e spettatori l’eventuale intuizione. Un collegamento facile? Forse… ma che bel segnale sarebbe stato! Lo slogan “l’ex sequestrato nella casa dei reclusi” ha invece campeggiato anche sulle prime pagine dei quotidiani politici. Lasciamo ai nostri lettori il compito di giudicare questa strategia comunicativa. Ci sarebbe da ridire qualcosa pure sul sondaggio lanciato la scorsa settimana da “Striscia la notizia” e dal Tgcom che hanno aperto la caccia all’identità di un presunto transessuale tra i concorrenti (partendo da un “fuori onda” di Platinette). In questo caso la produzione non ha alcuna responsabilità, e il nostro sbigottimento nasce dal fatto che lo stupido “gioco” (con tanto di nome del vincitore) abbia trovato spazio sui giornali!

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