di Giorgio Bellocci Una luce più inquietante che suggestiva fa da sfondo alla nuova serie di Sfide (Rai 3, lunedì, ore 23.45). La luce avvolge con un effetto fin troppo mistico Alex Zanardi, conduttore per il secondo anno di seguito dello storico rotocalco curato da Simona Ercolani. Il fascio abbagliante sovente viene diretto, idealmente, negli occhi del telespettatore, e in genere si materializza per il climax dei capitoli aperti dal servizio in onda, nel momento del rientro in studio per il racconto di Zanardi. E’ tutto molto voluto, naturalmente. Principalmente perché Alex, la cui storia personale è un esempio di grande coraggio e tenacia, tende a attenuare con commenti dal sapore fatalista i passaggi drammatici che interessano i protagonisti dello sport ritratti nel programma. In tal senso il nostro non risparmia mai un sorriso, anche se a volte le sue conclusioni sono un po’ retoriche e consolatorie. La scelta dell’illuminazione è anche da mettere in relazione a un’idea di morte a sua volta molto consolatoria (un Paradiso new age ), dal momento che molti degli eroi immortalati sono, appunto, scomparsi. Non è un caso che la nuova serie sia partita con il ricordo di Tommaso Maestrelli, leggendario allenatore della Lazio scudettata. La puntata del 14 ottobre dedicata a Gigi Meroni ha poi tutte le carte in regola per entrare nel novero delle perle di Sfide : la ricostruzione della vita del mitico campione del Torino, tragicamente scomparso a soli 24 anni, è stata impeccabile. Dir poco magistrale la narrazione degli ultimi istanti di vita di Meroni, investito da un’auto mentre attraversava un viale di Torino. Realizzata in stile cinematografico, con un sapiente e accattivante montaggio alternato dei ricordi dei compagni di squadra e della fidanzata. E a seguire la solita onirica luce a sigillare l’epilogo, invadendo scenografia e schermo.
Il Paradiso new age di Sfide

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